Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Vergogna di J.M. Coetzee. Il volume è pubblicato in Italia da Einaudi con un prezzo di copertina di 12,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Vergogna: trama del libro
«Per un uomo della sua età, cinquantadue anni, divorziato, gli sembra di avere risolto il problema del sesso piuttosto bene». Ma forse non è cosí, se una sera David Lurie, insegnante alla Cape Town University, invita un’allieva a bere qualcosa, poi a mangiare un boccone, e infine a passare la notte con lui. Una notte che non resta isolata, che diventa una storia e che finisce con una denuncia per molestie sessuali.
Allontanato dall’università, David chiede ospitalità alla figlia Lucy in campagna, nella parte orientale della Provincia del Capo, dove la convivenza tra diverse etnie, diverse tradizioni, diversi Sudafrica è aspra come la terra che Lucy coltiva. David tenta di adeguarsi alla nuova vita: dà una mano nei campi, aiuta una conoscente alla clinica veterinaria. Soprattutto, tenta di adeguarsi alla donna indipendente che è diventata sua figlia. Ma come tollerare anche la violenza che Lucy ha scelto di accettare?
In ebook Vergogna (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 6,99 euro.
Soraya è alta e snella, con lunghi capelli neri e occhi scuri e liquidi. Tecnicamente David ha l’età per essere suo padre; d’altronde, tecnicamente, si può essere padri a dodici anni. È suo cliente da piú di un anno; la trova di sua completa soddisfazione. Nel deserto della settimana, il giovedí è diventato un’oasi di luxe et volupté.
A letto Soraya non è esuberante. In realtà ha un’indole assai tranquilla, tranquilla e docile. Le sue opinioni generali sono sorprendentemente moralistiche. Si sente offesa dalle turiste che scoprono le tette («mammelle», le chiama) sulle spiagge pubbliche; pensa che i vagabondi dovrebbero essere rastrellati e messi a spazzare le strade. Come riesca a conciliare le sue opinioni con questo tipo di lavoro David non glielo chiede.
Poiché Soraya gli dà piacere, poiché questo piacere è inesauribile, ha cominciato a provare un certo affetto per lei. Ed è convinto che, in parte, l’affetto sia ricambiato. L’affetto non è amore, ma se non altro è suo parente stretto. Dati gli inizi tutt’altro che promettenti, sono stati fortunati: lui ad avere trovato lei, lei ad avere trovato lui.
I suoi sentimenti, ne è consapevole, hanno un’ombra di compiacimento, sono addirittura maritali. Ma lui non ne rifugge.
Per novanta minuti la paga quattrocento rand, metà dei quali finiscono alla Discreet Escorts. È un peccato che la Discreet Escorts si prenda cosí tanto. Ma sono i proprietari del n. 113 e di altri appartamenti di Windsor Mansions; in un certo senso possiedono anche Soraya, questa parte di lei, questa funzione.
David si è trastullato con l’idea di chiederle di vedersi quando è libera. Gli piacerebbe passare una sera con lei, magari una notte intera. Ma non la mattina dopo. Si conosce troppo bene per costringerla a fermarsi fino alla mattina dopo, quando è freddo, burbero, impaziente di restare solo.
Quello è il suo carattere, e non cambierà piú, ormai è troppo vecchio. Il carattere è fissato per sempre. Il cranio, seguito dal carattere: le due parti piú dure del corpo.
Assecondate la vostra indole. Non è una filosofia, non si azzarderebbe a darle questa dignità. È una regola, come quella di san Benedetto.
David gode di buona salute, la sua mente è lucida. Di professione è – o è stato – uno studioso, e l’erudizione, a tratti, lo avvince ancora. Vive nei limiti del suo reddito, nei limiti del suo carattere, nei limiti delle sue capacità sentimentali. È felice? Secondo i normali criteri di valutazione, sí, ne è convinto. Ma non ha dimenticato l’ultimo coro dell’Edipo: non dire di un uomo che è felice finché non è morto.
In campo sessuale il suo carattere, seppur capace di una certa intensità, non è mai stato appassionato. Se mai dovesse scegliere un totem, questo sarebbe il serpente. Immagina che i rapporti tra lui e Soraya siano assai simili alla copula dei serpenti: lunga, assorta, ma un po’ astratta, asciutta, anche nel momento culminante.
Sarà un serpente anche il totem di Soraya? Senza dubbio con gli altri uomini è un’altra donna: la donna è mobile1. Ma la sua affinità caratteriale con lui non può essere una finzione.
Sebbene per professione sia dissoluta, David si fida di lei, con le dovute cautele. Durante i loro incontri le parla con una certa libertà, a volte si sfoga addirittura. Soraya è a conoscenza dei fatti principali della sua vita. Ha sentito la storia dei due matrimoni, sa della figlia e dei suoi alti e bassi. Conosce molte delle sue opinioni.
Della propria vita fuori di Windsor Mansions, Soraya non parla mai. Soraya non è il suo vero nome, di questo David è sicuro. Ci sono chiari segni che ha portato a termine una o piú gravidanze. Forse non è affatto una professionista. Forse lavora per l’agenzia solo un paio di pomeriggi la settimana, e per il resto conduce un’esistenza rispettabile nei sobborghi, a Rylands, o ad Athlone. Sarebbe insolito per una musulmana, ma con i tempi che corrono tutto è possibile.
Del suo lavoro le parla poco, perché non vuole annoiarla. Lui si guadagna da vivere alla Cape Technical University, un tempo Cape Town University College. Prima era professore di lingue moderne, poi, da quando l’istituto di lingue antiche e moderne è stato chiuso sull’onda della grande razionalizzazione, è diventato professore associato di Scienze della comunicazione. Come a tutto il personale docente «razionalizzato», gli è concesso di tenere un corso monografico all’anno, indipendentemente dal numero degli iscritti, perché giova al morale. Quest’anno ha scelto i poeti romantici. Inoltre ha la cattedra di Scienze della comunicazione 101 («Tecniche di comunicazione») e Scienze della comunicazione 201 («Tecniche avanzate di comunicazione»).
Pur dedicando parecchie ore al giorno alla nuova disciplina, David considera ridicola la premessa del libro di testo di Comunicazioni 101: «La società ha creato il linguaggio perché gli uomini possano comunicarsi a vicenda pensieri, sentimenti e intenzioni». La sua personale opinione, che si guarda dall’esprimere, è che l’origine del linguaggio vada cercata nel canto, e l’origine del canto nel bisogno di riempire con un suono un’anima umana sovradimensionata e alquanto vuota.
In venticinque anni di carriera ha pubblicato tre libri, nessuno dei quali ha destato il minimo interesse: il primo sull’opera (Boito e la leggenda del Faust: la genesi di Mefistofele), il secondo sulla visione mistica come eros (La visione di Riccardo di San Vittore), il terzo su Wordsworth e la storia (Wordsworth e il fardello del passato).
Negli ultimi anni ha cominciato a gingillarsi con l’idea di un lavoro su Byron. Sulle prime se l’era immaginato come il solito libro, l’ennesima opera critica. Ma tutti i tentativi di scriverlo si sono impantanati nel tedio. La verità è che è stufo della critica, stufo della prosa un tanto al metro. Vuole scrivere musica: Byron in Italia, una meditazione sull’amore eterosessuale in forma di opera da camera.
Mentre affronta le lezioni di Scienze della comunicazione, nella sua mente passano fraseggi, armonie, frammenti di canzone dell’opera da scrivere. Non è mai stato gran che come insegnante; in questo tempio del sapere trasformato e, a suo avviso, evirato, si sente piú che mai un pesce fuor d’acqua. D’altronde, lo stesso si può dire di altri colleghi di un tempo, affardellati da tecniche educative inadatte ai compiti per cui sono stati addestrati, chierici in un’era post-religiosa.
Non provando alcun rispetto per la materia che insegna, non riesce a lasciare il segno sugli studenti. Quando parla, i loro occhi lo attraversano senza vederlo, dimenticano il suo nome. La loro indifferenza lo irrita piú di quanto voglia ammettere. Tuttavia adempie sino in fondo i suoi obblighi nei loro confronti, e nei confronti dei loro genitori e dello Stato. Mese dopo mese assegna, raccoglie, legge e annota i loro compiti, correggendo la punteggiatura, l’ortografia e i termini impropri, sollevando dubbi sui ragionamenti zoppicanti, apponendo un giudizio breve e ponderato.
Continua a insegnare perché gli dà da vivere; anche perché gli insegna l’umiltà, gli fa capire qual è il suo posto nel mondo. L’ironia di questa situazione non gli sfugge: colui che viene per insegnare impara la piú bruciante delle lezioni, mentre coloro che vengono per imparare non imparano niente. Non parla mai a Soraya di questo aspetto della sua professione. Dubita che in quella della prostituta vi possa essere un lato altrettanto beffardo.
Nella cucina dell’appartamento di Green Point ci sono un bollitore, delle tazze di plastica, un barattolo di caffè istantaneo, una scodella di bustine di zucchero. Il frigorifero custodisce qualche bottiglia d’acqua minerale. In bagno, sapone e una pila di asciugamani; nel guardaroba, lenzuola pulite. Soraya tiene il trucco in una borsa da viaggio. Un luogo per appuntamenti, nient’altro, funzionale, pulito, ordinato.
La prima volta Soraya aveva un rossetto vermiglio e un pesante ombretto intorno agli occhi. Non piacendogli l’appiccicaticcio del trucco, David le ha chiesto di toglierlo. Soraya ha ubbidito, e da allora non si è mai piú truccata. Pronta a imparare, compiacente, arrendevole.
Gli piace farle regali. A capodanno le ha dato un braccialetto smaltato, per la festa di Eid un piccolo airone di malachite che aveva attirato il suo sguardo in un negozio di oggettistica. Il piacere di Soraya, del tutto spontaneo, lo riempie di gioia.
È stupito che novanta minuti la settimana in compagnia di una donna siano sufficienti a renderlo felice, proprio lui che pensava di avere bisogno di una moglie, di una casa, di un matrimonio. Le sue necessità si stanno rivelando assai lievi, in fondo, lievi e passeggere, come quelle di una farfalla. Nessuna emozione, tranne forse la piú profonda, la meno prevedibile: un basso ostinato di soddisfazione, come il ronzio del traffico che culla il cittadino quando s’addormenta, o come il silenzio della notte per la gente di campagna.
Gli viene in mente Emma Bovary, che ritorna a casa sazia, con lo sguardo appannato, dopo un pomeriggio di scopate selvagge. «Questa dunque è la felicità! – esclama Emma guardandosi meravigliata allo specchio. – Questa dunque è la felicità di cui parlano i poeti!» Be’, se mai il povero spettro di Emma dovesse capitare dalle parti di Città del Capo un giovedí pomeriggio, se lo porterà dietro per mostrargli come può essere la felicità: moderata, molto moderata.
Poi un sabato mattina tutto cambia. David è in città per sbrigare qualche commissione; sta camminando per St George’s Street, quando i suoi occhi si posano su una figura snella tra la folla che lo precede. È Soraya, senza ombra di dubbio, con due bambini al fianco, due maschi. Sono carichi di pacchetti; sono andati a far compere.
Lui esita, poi li segue a distanza. I tre spariscono nella Captain Dorego’s Fish Inn. I bambini hanno gli stessi capelli lucenti e gli stessi occhi scuri di Soraya. Non possono che essere i suoi figli.
David passa oltre, torna indietro, passa una seconda volta davanti al Captain Dorego’s. I tre sono seduti a un tavolo accanto alla finestra. Per un istante, attraverso il vetro, gli occhi di Soraya incrociano i suoi.
Si è sempre sentito un uomo di città, a suo agio nella fiumana di corpi dove l’eros sta in agguato e le occhiate balenano come dardi. Ma subito si rammarica di questo sguardo.
All’appuntamento del giovedí successivo nessuno dei due fa cenno all’accaduto. Tuttavia, il ricordo resta fastidiosamente sospeso nell’aria. David non ha intenzione di turbare il delicato equilibrio della probabile doppia vita di Soraya. Anzi, è un fautore delle doppie, triple vite, delle vite vissute a compartimenti stagni. Semmai, prova per lei ancora piú tenerezza. «Con me il tuo segreto è al sicuro», vorrebbe dirle.
Ma né lui né lei possono fingere che non sia successo niente. I due bambini diventano una presenza fra loro, giocano silenziosi come ombre in un angolo della stanza in cui la madre e lo sconosciuto si accoppiano. Fra le braccia di Soraya lui diventa, fugacemente, il loro padre: padre adottivo, patrigno, padre fantasma. Quando piú tardi lascia il suo letto, sente i loro occhi che lo fissano di nascosto, con curiosità.
Il pensiero, suo malgrado, corre all’altro padre, quello vero. Avrà idea di ciò che fa la moglie, oppure ha scelto la felicità dell’ignoranza?
David non ha figli maschi. La sua infanzia è trascorsa in una famiglia di donne. La madre, le zie, le sorelle: man mano che uscivano dalla sua vita, sono state sostituite da amanti, mogli, una figlia. La compagnia delle donne lo ha reso un amante delle donne e, in certa misura, un donnaiolo. Grazie alla statura, all’ossatura possente, alla pelle olivastra, ai capelli fluenti, ha sempre potuto contare su una buona dose di magnetismo. Se fissava una donna con intenzione, lei ricambiava lo sguardo, immancabilmente. E cosí è vissuto; per anni, per decenni, questo è stato il filo conduttore della sua esistenza.
Poi tutto è finito. Senza preavviso, i suoi poteri sono svaniti. Gli sguardi che un tempo avrebbero risposto alle sue occhiate gli scivolano sopra, lo attraversano senza fermarsi. Dalla sera alla mattina si è trasformato in un fantasma. Se vuole una donna, è costretto a darle la caccia; spesso, in un modo o nell’altro, a comprarla.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore sudafricano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a J.M. Coetzee.
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