Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Viaggio al centro della Terra di Jules Verne. Il romanzo è pubblicato in Italia, tra gli altri, da Einaudi, con un prezzo di copertina di 9,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Viaggio al centro della Terra: trama del libro
Si parte da un cratere spento fra i ghiacci d’Islanda e, seguendo il crittogramma di un viaggiatore e alchimista del Seicento, si arriva all’isola di Stromboli. Ma non è un viaggio per mare, bensí attraverso il centro della Terra, dove ci sono oceani vastissimi, animali preistorici, pericoli e avventure a ogni passo. Fino a quando un’esplosione e un’altissima colonna d’acqua non catapultano all’aria aperta il terzetto di protagonisti. Il genio dell’immaginazione mescola sogni ed echi di fantascienza in un vortice di avvenimenti che germinano in continuo.
Edito da Giunti Editore nel 2015 • Pagine: 304 • Compra su Amazon
Una pergamena trovata per caso in un vecchio libro, un messaggio cifrato scritto in caratteri runici, un vulcano nella lontana Islanda che potrebbe aprire la via verso il centro della Terra. Folgorato dalla scoperta, il noto geologo Otto Lidenbrock parte con il giovane nipote Axel per un viaggio straordinario verso l'ignoto. Ma nelle immense cavità del vulcano, tra gallerie ricche di preziosi minerali, un oceano sconfinato, foreste fitte di piante gigantesche, sono in agguato pericoli oscuri, provenienti da un mondo... → CONTINUA SU AMAZON
In ebook Viaggio al centro della Terra (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato a meno di un euro.
La brava Marta, che aveva appena cominciato a preparare il pranzo, dovette credersi molto in ritardo.
– Già il signor Lidenbrock! – gridò affacciandosi dalla cucina, quando sentimmo il professore aprire la porta d’ingresso.
– Ahi, – mi dissi anch’io, – se mio zio, che è il piú impaziente degli uomini, ha fame, non vorrà intendere ragioni –. Cercai tuttavia di tranquillizzare Marta.
– Sí, ma il pranzo ha diritto di non essere pronto, – dissi, – visto che non è ancora l’una. L’orologio di San Michele ha appena suonato la mezza.
– E allora come mai lui è già qui?
– Ce lo dirà lui stesso, immagino.
– Eccolo! Farò piú in fretta che posso. E voi, signor Axel, cercate di farlo pazientare.
«Far pazientare» il piú irascibile dei professori, dato il mio carattere piuttosto indeciso, non è una delle cose che mi attirano di piú. Stavo dunque per andarmi a rifugiare nella mia cameretta al piano superiore, quando mio zio entrò e traversò a gran passi la sala da pranzo, in direzione del suo studio.
Ma durante questo rapido passaggio, aveva lanciato in un angolo il suo bastone dal pomo a forma di schiaccianoci, sul tavolo il suo cappello a larga tesa e a suo nipote questa tonante intimazione:
– Axel, seguimi!
Non avevo avuto il tempo di fare un passo, che già mi gridava con un vivo accento di impazienza:
– Ebbene? Non sei ancora qui?
Otto Lidenbrock non si può dire antipatico, ne convengo volentieri; ma a meno di cambiamenti improbabili, morirà nella pelle di un terribile originale. È un vero scienziato, d’altra parte; e sebbene qualche volta gli accada di rompere i suoi minerali e i suoi cristalli per saggiarli troppo bruscamente, ha sempre unito il genio del geologo all’occhio del mineralogista.
Quanto al fisico, rappresentatevi un uomo alto, magro, d’una salute di ferro e d’un biondo giovanile che – nell’anno 1863 di cui sto parlando – gli toglieva dieci buoni anni della sua cinquantina. I suoi grandi occhi ruotavano incessantemente dietro gli spessi occhiali; il suo naso lungo e stretto, rassomigliava a una lama affilata; i maligni pretendevano addirittura che fosse calamitato e attirasse la limatura di ferro. Pura calunnia; non attirava che il tabacco, ma in grande abbondanza, per dire la verità.
Quando avrò aggiunto che mio zio faceva dei passi matematici di una mezza tesa, e se dico che camminava tenendo i pugni stretti, segno di un temperamento impetuoso, se ne saprà abbastanza per non mostrarsi troppo ansiosi della sua compagnia.
Mio zio era abbastanza ricco, per essere un professore tedesco. La casa gli apparteneva in piena proprietà, contenente e contenuto. Il contenuto erano la sua figlioccia Graüben, graziosa Virlandese di diciassette anni, la brava Marta e me. Nella mia doppia qualità di nipote e di orfano, io ero diventato l’assistente-preparatore dei suoi esperimenti.
Confesserò che le scienze geologiche non mi dispiacevano affatto; avevo sangue di mineralogista nelle vene, e non mi annoiavo mai in compagnia dei miei preziosi ciottoli.
Insomma, si sarebbe potuto vivere felici in quella piccola casa della Königstrasse, malgrado le impazienze del suo proprietario, giacché, sebbene in modo piuttosto burbero, il professor Lidenbrock mi voleva molto bene. Ma quell’uomo non sapeva aspettare, era quello il suo massimo difetto.
Con un simile originale non c’era che da obbedire. Mi precipitai dunque nel suo studio.
Mio zio era sprofondato nella sua grande poltrona di velluto e teneva tra le mani un libro che considerava con la piú grande ammirazione.
– Che libro! che libro! – gridava.
Questa esclamazione mi ricordò che il professor Lidenbrock era anche bibliomane, nei suoi momenti liberi; ma il libro non aveva valore ai suoi occhi che a condizione di essere introvabile, o almeno illeggibile.
– Ebbene, – mi disse. – Non vedi? È un tesoro inestimabile, quello che ho trovato stamattina frugando nella bottega del vecchio Hevelius.
– Magnifico! – risposi con un’ammirazione d’obbligo. E mentre mio zio continuava a sfogliare il vecchio volume, non potei fare a meno di interrogarlo sul suo contenuto, sebbene la cosa non mi interessasse affatto.
– Qual è dunque il titolo di questo libro meraviglioso? – chiesi con una premura troppo entusiastica per non essere finta.
– Quest’opera, – rispose mio zio animandosi, – è lo Heims-Kringla di Snorre Turleson, il famoso autore islandese del XIIsecolo; è la cronaca dei principi norvegesi che regnarono in Islanda.
– Ah! – dissi, pochissimo scosso nella mia indifferenza. – E i caratteri di questo libro sono belli?
– Caratteri! Chi ti parla di caratteri, infelice Axel! Altro che caratteri! Prendi forse quest’opera per un libro a stampa? Ma è un manoscritto, ignorante, un manoscritto runico!…
– Runico?
– Sí! Non vorrai adesso chiedermi la spiegazione di questa parola?
– Me ne guardo bene! – replicai con l’accento di un uomo ferito nel suo amor proprio. Ma mio zio continuò a istruirmi con entusiasmo di cose che non ci tenevo affatto a sapere.
– Le rune, – riprese, – erano segni alfabetici utilizzati un tempo in Islanda e, secondo la tradizione, furono inventati dallo stesso dio Odino! Ma guarda dunque, ammira dunque, empio, questi segni che sono usciti dalla fantasia di un Dio!
Per fortuna un incidente venne a sviare il corso della conversazione: una pergamena ingiallita che scivolò dal volume e cadde a terra.
Mio zio si precipitò su quel relitto con un’avidità facile da comprendere. Un antico documento, chiuso da chissà quanto tempo in un antico libro, non poteva mancare di avere ai suoi occhi un valore inestimabile.
– Di che si tratta? – gridò. E nello stesso tempo spiegava accuratamente sul tavolo quel pezzo di pergamena lungo un cinque pollici, largo tre, e sul quale si allungavano, in righe trasversali, dei segni sconosciuti.
Eccone il facsimile esatto. Ci tengo a far conoscere questi segni bizzarri perché condussero il professor Lidenbrock e suo nipote a intraprendere la piú fantastica spedizione del XIXsecolo.
Il professore considerò per alcuni istanti quella serie di segni, poi disse rialzandosi gli occhiali:
– È runico; questi segni sono assolutamente identici a quelli del manoscritto di Snorre Turleson! Ma… che cosa possono significare?
Poiché il runico mi sembrava un’invenzione degli scienziati per intimidire la povera gente, non mi dispiacque di vedere che mio zio non ci capiva nulla. Almeno cosí mi sembrò, dato il fremito delle sue dita che cominciavano ad agitarsi terribilmente.
– Eppure dev’essere del vecchio islandese! – mormorava tra i denti.
Il professor Lidenbrock doveva ben sapere quello che diceva, essendo un vero poliglotta. Non che parlasse correntemente le duemila lingue e i quattromila idiomi impiegati sulla superficie del globo, ma è certo che ne conosceva una buona parte.
Stava dunque, in presenza di questa difficoltà, per abbandonarsi a tutta l’impetuosità del suo carattere, e io prevedevo una scena violenta, quando la pendola sul caminetto suonò l’una. La brava Marta aprí la porta dello studio e annunciò:
– Il pranzo è servito.
– Al diavolo il pranzo, – gridò mio zio, – e chi l’ha fatto e chi lo mangerà!
Edito da Giunti Editore nel 2015 • Pagine: 304 • Compra su Amazon
Una pergamena trovata per caso in un vecchio libro, un messaggio cifrato scritto in caratteri runici, un vulcano nella lontana Islanda che potrebbe aprire la via verso il centro della Terra. Folgorato dalla scoperta, il noto geologo Otto Lidenbrock parte con il giovane nipote Axel per un viaggio straordinario verso l'ignoto. Ma nelle immense cavità del vulcano, tra gallerie ricche di preziosi minerali, un oceano sconfinato, foreste fitte di piante gigantesche, sono in agguato pericoli oscuri, provenienti da un mondo... → CONTINUA SU AMAZON
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore francese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Jules Verne.