Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Il viaggio dell’elefante di José Saramago. Il romanzo è pubblicato in Italia da Feltrinelli con un prezzo di copertina di 9,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Il viaggio dell’elefante: trama del libro
Un elefante di nome Salomone attraversa a piedi mezza Europa, da Lisbona alla Spagna e poi da Genova fino a Vienna, come regalo di nozze di Joao III, re del Portogallo, all’arciduca austriaco Massimiliano II. L’episodio storico del XVI secolo fornisce lo straordinario innesco narrativo per José Saramago per creare una grande avventura in cui sono percorse le strade del continente al seguito di Salomone: eserciti bislacchi, prepotenti figure di sangue blu, sacerdoti che a seconda delle circostanze esorcizzano l’elefante oppure ne supplicano il miracolo, in un’età che passerà alla storia come quella della Controriforma, ma anche cavalli, buoi e contadini. Su tutti si staglia la figura di Subhro, il conducente oltre che amico dell’elefante, che con il suo straordinario acume riesce a cavarsela sempre per il meglio, deridendo ogni volta le inutili arroganze del potente di turno. Favola raffinatissima ma anche grande metafora della vita: qui Saramago ha buon gioco nell’esercitare il suo migliore umorismo e la sua ironia graffiante verso la burocrazia e la corruzione intrinseca di tutti gli uomini.
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Il giorno seguente, di buon mattino, il re mandò a chiamare il segretario pêro de alcáçova carneiro e gli dettò una lettera che non gli venne bene alla prima, né alla seconda, né alla terza, e che dovette essere affidata per intero all’abilità retorica e alla sperimentata conoscenza della pragmatica e delle formule epistolari in uso tra i sovrani che esornavano il competente funzionario, il quale aveva studiato nella migliore delle scuole possibili, in quella di suo padre, antónio carneiro, da cui, per morte, aveva ereditato la carica. La lettera risultò perfetta tanto nella calligrafia come nelle motivazioni, non omettendo neppure la possibilità retorica, diplomaticamente espressa, che il dono potesse non essere gradito all’arciduca, il quale però avrebbe avuto tutte le difficoltà del mondo a rispondere con un diniego, giacché il re del portogallo affermava, in un passaggio strategico della lettera, che in tutto il suo regno non possedeva nulla di più prezioso dell’elefante salomone, vuoi per il sentimento unitario della creazione divina che lega e imparenta tutte le specie l’un l’altra, c’è persino chi afferma che l’uomo fu fatto con gli avanzi dell’elefante, vuoi per i valori simbolico, intrinseco e mondano dell’animale. Chiusa e sigillata la lettera, il re diede ordine che si presentasse il decano staffiere, gentiluomo della sua massima fiducia, al quale riassunse la missiva, dopo di che gli ordinò di scegliere una scorta degna della sua qualità, ma, soprattutto, all’altezza della responsabilità della missione che gli era affidata. Il gentiluomo baciò la mano al re, che gli rivolse, con la solennità di un oracolo, queste parole sibilline, Che siate tanto rapido come l’aquilone e tanto sicuro come il volo dell’aquila, Sì, mio signore. Dopo, il re cambiò tono e diede alcuni consigli pratici, Non avete bisogno che vi rammenti che dovrete cambiare i cavalli ogniqualvolta sia necessario, le stazioni di posta ci sono proprio per questo, non è il momento di fare economie, farò potenziare le cavalcature, e, sin d’ora, se possibile, per guadagnare tempo, ritengo che dovreste dormire sul vostro cavallo mentre questi andrà galoppando sulle strade della castiglia. Il messaggero non comprese la battuta scherzosa o preferì lasciarla passare, e si limitò a dire, Gli ordini di vostra altezza saranno eseguiti punto per punto, in questo impegno la mia parola e la mia vita, e cominciò a ritirarsi a ritroso, ripetendo gli inchini ogni tre passi. È il migliore dei decani staffieri, disse il re. Il segretario decise di tacere l’adulazione che sarebbe consistita nell’affermare che il decano staffiere non avrebbe potuto essere e comportarsi altrimenti, dato che era stato scelto personalmente da sua altezza. Aveva l’impressione di aver detto qualcosa di simile non molti giorni addietro. Già allora gli era venuto alla mente un consiglio del padre, Attenzione, figlio mio, un’adulazione ripetuta finirà inevitabilmente per divenire insoddisfacente, e dunque ferirà come un’offesa. Ragion per cui anche il segretario, sebbene per motivi diversi da quelli del decano staffiere, preferì tacere. Fu in quel breve silenzio che il re diede voce, infine, a un’inquietudine che gli era sopraggiunta al risveglio, Stavo pensando, credo che dovrei andare a vedere salomone, Desidera vostra altezza che faccia chiamare la guardia reale, domandò il segretario, No, due paggi sono più che sufficienti, uno per i messaggi e l’altro per andare a scoprire perché il primo non sia ancora tornato, ah, e anche voi, signor segretario, se volete accompagnarmi, Vostra altezza mi fa grande onore, al di sopra dei miei meriti, Forse perché possiate meritare sempre di più, come vostro padre, che dio l’abbia in gloria, Bacio le mani di vostra altezza, con l’amore e il rispetto con cui baciavo le sue, Ho l’impressione che sia questo a essere ben al di sopra dei miei meriti, disse il re, sorridendo, Quanto a dialettica e risposta pronta nessuno è superiore a vostra altezza, Ma badate che c’è anche chi dice che le fate che presiedettero alla mia nascita non mi destinarono all’esercizio delle lettere, Non tutto nel mondo è lettere, mio signore, andare quest’oggi a far visita all’elefante salomone è, come forse si verrà a dire in futuro, un atto poetico, Che cos’è un atto poetico, domandò il re, Non si sa, mio signore, lo scopriamo solo quando ormai è avvenuto, Ma io, per ora, avevo solo annunciato l’intenzione di andare a trovare salomone, In quanto parola di re, suppongo che sarà stato abbastanza, Credo di aver sentito dire che, in retorica, questa la chiamano ironia, Chiedo perdono a vostra altezza, Siete perdonato, signor segretario, se tutti i vostri peccati fossero di tale gravità, avreste il cielo garantito, Non so, mio signore, se questo sarà il tempo migliore per andare in cielo, Che significa, C’è l’inquisizione, mio signore, è finita coi salvacondotti di confessione e assoluzione, L’inquisizione manterrà l’unità fra i cristiani, è questo il suo obiettivo, Santo obiettivo, senza dubbio, mio signore, resta da sapere con che mezzi lo raggiungerà, Se l’obiettivo è santo, santi saranno anche i mezzi di cui si servirà, rispose il re con una certa asprezza, Chiedo perdono a vostra altezza, inoltre, Inoltre, che, La imploro di dispensarmi dalla visita a salomone, sento che oggi non sarei una compagnia piacevole per vostra altezza, Non vi dispenso, ho assoluto bisogno della vostra presenza nel recinto, A che pro, mio signore, se non sono troppo ardito nel domandarlo, Non ho lumi per cogliere se avverrà quel che avete definito atto poetico, rispose il re con un mezzo sorriso in cui la barba e i baffi disegnavano un’espressione maliziosa, quasi mefistofelica, Attendo i vostri ordini, mio signore, Che alle cinque in punto quattro cavalli siano alla porta del palazzo, raccomandate che quello a me destinato sia grosso, grasso e mansueto, le cavalcate non sono mai state il mio forte, e adesso ancora meno, a questa età e con gli acciacchi che essa ha portato, Sì, mio signore, E sceglietemi bene i paggi, che non siano di quelli che se la ridono di tutto e di niente, mi vien voglia di torcergli il collo, Sì, mio signore.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore portoghese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a José Saramago.
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