Inauguriamo Da Tradurre, una nuova rubrica di proposte che riguardano libri vecchi, dimenticati, chicche di altri tempi e anche novità letterarie contemporanee, scritti in altre lingue e non ancora reperibili in italiano, che sarebbe bello poter un giorno offrire in traduzione al mondo dei lettori della nostra penisola. [Read more…]
John Dennett: il primo autore anglofono della casa editrice Bonfirraro
Musica, storia e scrittura: tutto l’immaginario dello scrittore neozelandese
«Sono solitamente una persona felice, ma quando arriva la malinconia cerco di seguire i consigli delle buone e vecchie canzoni, immergendomi completamente in essa fino a quando non passa, invece di resisterle!»
John Dennett, nato in Nuova Zelanda, è uno scrittore cosmopolita con tante cose da raccontare e un immaginario colto e ricchissimo, di cui il suo primo romanzo si nutre.
Entrato a far parte della grande “officina culturale” Bonfirraro, affermato editore italiano, in vista di una nuova e attesissima pubblicazione, prevista per il prossimo Natale, di cui non si svela ancora il titolo, ma che – partendo da una tematica estremamente attuale com’è la fantomatica “guerra di religione” – promette già di far parlare di sé a lungo.
Dopo aver viaggiato per molti anni ed esercitato il mestiere di avvocato a Edimburgo e ad Abu Dhabi, Dennett si è stabilmente trasferito a Kirkcaldy in Scozia, un’antica città di pietra in riva al mare sulla famosa Firth of Forth. È qui che abita con la moglie Simone, i suoi tre figli Isabella, Gabrielle e Morgan con i quali, spesso, ama seguire le partite della sua squadra di rugby. È qui che si diletta in cucina – predilige, manco a dirlo, il cibo e il vino italiano – ed è qui che coltiva le sue più grandi passioni, dalla musica (il blues e il rock lo ispirano spesso) all’archeologia.
Proprio le grandi rovine dell’antica città di Roma hanno contribuito a creare in lui un universo letterario complesso e ricercato, che ha trovato spazio per intero nel suo nuovo romanzo: «A volte è difficile – confessa lo scrittore – ma è gratificante ottenere idee che sembrano venire dal nulla e trasporle in una forma coerente su carta: è così che i personaggi della mia immaginazione prendono vita».
«Con John è stata subito intesa! Ho creduto nel suo libro per l’originalità utilizzata nel racconto della nostra attualità più stringente – dichiara soddisfatto l’editore Salvo Bonfirraro, che con questa scelta sopraffina si riconferma valente talent scout anche in campo internazionale – Con lui inauguriamo l’apertura al mondo anglosassone, gettando le basi per consolidare la vocazione internazionale della nostra casa editrice. Ci sono valori imprescindibili e universalmente riconosciuti, che vanno al di là dei confini dei popoli e delle nazioni. Sono questi che ricerchiamo strenuamente»!
«Credo sia stato il destino a farmi incontrare un così autorevole editore italiano, il primo tra tanti ad aver espresso un interesse e vedere del merito nella mia storia – controbatte il writer – Sono stato in Sicilia per due volte e il mio racconto in gran parte ambientato nel sud della penisola. Spero che i lettori italiani possano apprezzarlo»!
C’è un entusiasmo contagioso a sentire entrambi, ma quando si chiede loro qualche anticipazione si trova un po’ di resistenza. «Per adesso nessuno spoiler – afferma l’autore – Posso soltanto dire che spesso mi ritrovo a pensare alle domande più grandi, perché siamo qui, in questo mondo, ciò che sta al di là, l’inutilità di molte cose e la nostra disumanità nei confronti degli altri, il nostro innaturale egoismo, caratteristiche insensatamente cattive che ci accompagnano in un percorso di distruzione dell’uomo e dell’ambiente. Gli eventi in Siria, poi, mi hanno portato a fare una seria riflessione sulla complessità del reale e mi sono buttato a scrivere febbrilmente: per me raccontare storie in un linguaggio semplice e accessibile a tutti è diventata, forse, una giustificazione, il modo in cui posso aiutare la gente a esprimere cosa pensa e magari contribuire a cambiare un po’ i nostri modi… non so! È almeno per me certamente una buona terapia»!
John, le piace l’Italia?
«Scherza? Io la amo!»
Tutti i segreti dell’antica cucina siciliana nel nuovo libro di Marco Blanco
Svelate finalmente le ricette dell’arancinu dei Benedettini di Catania e quella della frutta “Martorana” delle monache di Palermo
“Arancino” o “arancina”? Tutti, tra Catania e Palermo, ma anche tra gli altri livelli dell’Accademia della Crusca, si sono scomodati a cercare il genere di questa appetitosa specialità culinaria tipicamente siciliana, in un derby degno più di un campo di calcio che di una tavola ben imbandita!
Eppure non tutti sanno che la buonissima polpettina di riso panata all’inizio della sua onorata carriera in cucina nasce dolce, e solo dopo diventa salata! Il grande mistero culinario, così come molti altri, è contenuto nel libro “I quaderni di Archestrato Calcentero – Divagazioni gastronomiche in terra di Sicilia”, edito da Bonfirraro, da oggi in tutte le migliori librerie d’Italia e negli store online.
La scoperta è del giovane ricercatore Marco Blanco, noto libraio di Modica, nel ragusano, autore del saggio, che ha rovistato per anni in polverosi archivi settecenteschi, iniziando da quel laboratorio architettonico che è proprio il Monastero dei Benedettini di Catania, sede del Dipartimento degli Studi Umanistiche, luogo della sua formazione universitaria, essendosi Blanco laureato in Lettere Classiche.
È così che si dipanano e si sciolgono via via tutti i misteri di una bellissima Sicilia culinaria a cavallo tra ‘700 e ‘800, dall’arancinu, o meglio “piccole arance dorate”, il cibo preferito dei Benedetti di Catania – descritti ne “I Vicerè” di De Roberto come i monaci dediti all’arte di Michelasso: mangiare, bere e andare spasso – alla frutta delle monache “Martorana” di Palermo, la cui ricetta è rimasta segreta per tantissimo tempo.
Ma quante altre chicche gastonomiche si trovano in questo prezioso saggio? Non poteva mancare il focus sul cioccolato di Modica, antica prelibatezza della dolceria siciliana: Blanco, che mette tutta la sua sapienza del buon mangiare, scopre che la particolare consistenza granulosa determinata dalla lavorazione a freddo era, infatti, una caratteristica comune a ogni cioccolato esistente al mondo almeno fino alla metà dell’Ottocento. Adesso è, invece, noto come prodotto “tipico” della città iblea, massima espressione dell’Antica Dolceria Bonajuto, grazie all’intuizione di Franco e Pierpaolo Ruta.
«Consultando i libri di conti dei conventi leggevo un numero infinito di elenchi bizzarri, conti e spese, cibi e vivande e ho pensato: cosa conosciamo noi delle abitudini alimentari del passato in Sicilia? Cosa conosciamo davvero, al di là delle storielle mai verificate e del folclore?» si è chiesto l’autore.
Un volume originale e assolutamente inedito nel panorama editoriale italiano, dunque, che – forte di una significativa copertina che rinvia ai succulenti ricettari di un tempo – si arricchisce della prefazione di Giancarlo Poidomani, docente di Storia Moderna presso la Facoltà di Scienze Politiche di Catania e di un mémoire prestigioso nato a quattro mani dalla nobile firma di Simonetta Agnello Hornby, grande affabulatrice di storie siciliane, e dal noto giornalista e comunicatore enogastronomico Carlo Ottaviano.
Ma chi è il personaggio che ha ispirato Blanco sin dal titolo? «Archestrato Calcentero è un gioco di parole – confessa lo studioso – un vezzo da classicista che non ama prendersi sul serio. Archestrato, siciliano, scrisse nel IV a. C. quella che può essere considerata, con un po’ di fantasia, come la prima guida gastronomica che la storia ci abbia tramandato. È un personaggio che mi ha sempre affascinato, un uomo che utilizzava il verso del poema epico per raccontare il cibo! Calcentero invece è uno scherzo… Poiché in greco calcentero, Χαλκέντερος significa più o meno “stomaco di bronzo”, ho pensato che potesse essere il soprannome più adatto per me che non mi fermo dinanzi ad alcuna pietanza».
Non ci resta che chiedere, infine, che rapporti abbia con la cucina, del presente e del passato… «Mi piace mangiare e bere bene, è innegabile, e non perdo occasione per provare sempre nuove pietanze ogni volta che se ne presenti l’occasione: in viaggio poi la ricerca di un determinato alimento, piatto, vino o distillato in genere diventa un pretesto per conoscere aspetti talora trascurati della cultura del luogo che sto visitando».
E se parlar di teoria ad un certo punto potrebbe annoiarvi un po’, potrete passare alla pratica grazie a tutte le indicazioni che giungono dal passato, contenute nel testo, e realizzare così una bella tavola di prodotti siciliani che rispettino a pieno la tradizione!
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