Edito da David Coen nel 2019 • Pagine: 216 • Compra su Amazon
"Formulato in un agile formato Domanda&Risposta, questo libro è uno dei migliori esempi di contenuto educativo Bitcoin in lingua italiana che abbia letto finora." - Giacomo Zucco, founder BHB Network, co-founder Bcademy."
"Ci sono dei problemi con l'uso del denaro digitale, nel breve termine (...). Una delle mie preoccupazioni è che il passaggio ai pagamenti elettronici ridurrà la privacy personale facilitando il monitoraggio e la registrazione delle transazioni" diceva Hal Finney nel 1993.
La cosiddetta società senza contanti avanza e porta con sé delle criticità che mettono in crisi la libertà stessa dell'individuo e il suo ruolo all'interno dell'economia. Bitcoin fixes this.
Finalmente abbiamo uno strumento in grado di fornire una valida alternativa ai sistemi monetari centralizzati e di svolgere il ruolo di contante digitale.
Bitcoin rappresenta non solo la nuova frontiera nello scambio di valore tra pari senza ricorrere a una terza parte affidabile, ma un vero e proprio livello base sul quale costruire gli strumenti monetari del futuro. Nasce l'idea di suite LNP/BP, analoga a quella di TCP/IP sulla quale abbiamo costruito l'Internet di oggi e che vi permette di acquistare online questo libro. Ripercorriamo insieme le tappe che hanno portato alla creazione del contante digitale (anche detto oro digitale) e rispondiamo alle domande fondamentali che ci faranno capire quali sono le problematiche della società senza contante, come funziona Bitcoin, perché è stato creato e che cosa ci riserva il futuro.Nell'Appendice 1 abbiamo sette best practices da mettere in pratica quando abbiamo a che fare con Bitcoin.
Nell'Appendice 2 troviamo l'articolo di Federico Spitaleri (satoshis.games) "Business modeling nell'ecosistema Bitcoin Lightning Network".
L’Appendice 3 chiarisce l’equivoco nato intorno al concetto di “una CPU, un voto”.
Nel whitepaper di Bitcoin
CITATION Sat08 \l 1040 [1], il documento in cui si spiegano le caratteristiche principali di questo sistema, si legge:
“Bitcoin: un sistema di denaro (cash, contante) elettronico peer to peer.”
“Una versione puramente peer-to-peer di contante elettronico permetterebbe di inviare pagamenti online direttamente da persona a persona senza utilizzare una istituzione come intermediario(…)”
In poche righe vengono introdotti molti concetti fondamentali:
· Denaro elettronico, che in realtà qui ha il significato di contante elettronico
· Peer-to-Peer (P2P)
· Disintermediazione
Vedremo a tempo debito cosa significano questi termini.
Chi si approccia a Bitcoin per la prima volta viene tipicamente spaventato da frasi simili, che possono suonare fin troppo tecniche, oppure ritiene Bitcoin uno strumento speculativo, una bolla finanziaria, uno schema piramidale, e così via.
Insomma, la confusione regna sovrana.
Che cos’è dunque Bitcoin?
Bitcoin è in sostanza un sistema monetario basato sulla matematica, le cui regole (protocolli) sono state scritte, in fase di creazione, sulla base di costanti matematiche e non vengono ridefinite in corso d’opera in base a scelte politiche, come invece accade per il denaro a corso legale.
Per fare un semplice parallelismo, le regole basilari di Bitcoin sono come quelle di un gioco di carte; non possiamo modificare le regole durante il gioco!
Bitcoin è decentralizzazione
Questo sistema non ha bisogno di intermediari per la gestione delle sue transazioni.
Prima di Bitcoin tutte le transazioni digitali, dal bonifico al pagamento tramite PayPal, venivano rese possibili grazie all’esistenza di un intermediario: ipotizziamo che Alice sia una cliente di Bob e che voglia inviare a quest’ultimo del denaro via Internet in cambio di un prodotto o servizio. In che modo i due possono realizzare questo scambio di valore?
Se Alice deciderà di pagare Bob tramite bonifico, si recherà nella pagina web della sua banca online (o userà l’apposita app), chiederà alla sua banca di effettuare il pagamento verso il destinatario Bob e questa autorizzerà il pagamento se saranno rispettate determinate condizioni: su tutte, ovviamente, la disponibilità di denaro sul conto e l’assenza di double spending, ossia il tentativo di effettuare due volte una transazione con la stessa quantità di denaro.
Quindi abbiamo un sistema di tipo centralizzato in cui due attori (Bob e Alice) si rivolgono a una “terza parte affidabile” (la banca) per effettuare una transazione che, al di fuori del mondo digitale, sarebbe invece diretta. Con il contante Alice avrebbe dato il denaro in mano a Bob e questo avrebbe consegnato ad Alice la sua merce.
A livello pratico, quando facciamo una transazione via Internet, chiediamo semplicemente alla banca, a PayPal o a qualsiasi altro payment processor, di aggiornare i suoi registri togliendo parte del nostro saldo e aggiungendolo a quello del ricevente.
Non esiste scambio diretto di denaro tra Alice e Bob.
Con Bitcoin, per la prima volta nella storia di Internet, è stato possibile togliere dall’equazione queste entità terze che gestiscono i conti “autorizzando” le nostre transazioni e si è data di nuovo facoltà ad Alice e Bob di scambiarsi direttamente del denaro.
Vedremo nel corso di questo libro in che modo è possibile fare ciò, quali sono le criticità del sistema precedente che hanno portato alla realizzazione di Bitcoin e come viene creata la moneta che fa parte di questo nuovo sistema.
Vedremo dunque perché si può affermare con convinzione che “Bitcoin è sovranità monetaria individuale”.
Bitcoin è scarsità digitale
Oltre alla possibilità di eseguire transazioni senza ricorrere a una terza parte che le autorizzi, grazie a Bitcoin viene introdotto per la prima volta il concetto di scarsità in ambito digitale.
Prima della creazione di Bitcoin, le parole “scarsità” e “digitale” mal legavano, anzi, erano sostanzialmente un ossimoro.
I beni digitali che viaggiano nel sistema (i bitcoin) sono limitati come i materiali preziosi (ad es. l’oro) e non possono essere contraffatti. Per di più non possono essere fermati o sequestrati, perché viaggiano all’interno di una rete decentralizzata che non ha capi né singoli punti di vulnerabilità (single point of failure).
Satoshi Nakamoto, l’ideatore del Protocollo Bitcoin, in un momento in cui la moneta del sistema non aveva ancora trovato un suo prezzo, ci diede un’idea del concetto di scarsità digitale, associando appunto i singoli bitcoin ai metalli pregiati:
“Come esperimento mentale, immagina che esista un metallo di base scarso come l’oro ma con le seguenti proprietà:
· un noioso colore grigio
· non un buon conduttore di elettricità
· non particolarmente forte, ma neanche duttile o facilmente malleabile
· non utile per scopi pratici o ornamentali
e una singola, speciale proprietà magica:
può essere trasportato su un canale di comunicazione
Se mai dovesse assumere un valore per qualsiasi motivo, allora chiunque, desideroso di trasferire valore a lunga distanza potrebbe acquistarne un po’, trasmetterlo e farlo vendere al destinatario.(…)”
Ma cosa intendiamo esattamente con il termine scarsità digitale?
E perché prima di Bitcoin non esisteva?
Internet ci permette di comunicare con altri utenti e/o istituzioni ovunque ci troviamo nel mondo grazie a un libero scambio d’informazioni: quando vogliamo trasmettere ad altri utenti messaggi e contenuti multimediali non facciamo altro che scambiarci pacchetti di informazioni (dati).
Anche quando i governi impongono una censura sulle informazioni, esistono dei sistemi per aggirare la censura e comunicare direttamente con chiunque disponga di una connessione Internet.
Cosa succede quando condividiamo dei dati, ad esempio un contenuto multimediale, su Internet?
Rispondiamo a questa domanda con un esempio.
Ipotizziamo che Alice voglia inviare una foto a Bob per mezzo di un sistema di messaggistica operante su Internet (ad esempio WhatsApp o Telegram).
Il dispositivo di Alice suddivide la foto in tanti piccoli pacchetti di informazioni che vengono inviati tramite un canale di comunicazione via Internet sfruttando un insieme di protocolli e regole di comunicazione chiamato suite TCP/IP.
Una volta giunti sul dispositivo di Bob, vengono da questo ricostruiti per formare la foto di Alice.
Alice, in estrema sintesi, non fa altro che copiare la sua foto e inviare questa copia a Bob, un po’ come si faceva con il fax.
Se prima di questa comunicazione la foto di Alice era unica, perché scattata con il suo dispositivo e immagazzinata solo all’interno di quest’ultimo, adesso esistono molteplici copie.
In parole povere, la foto di Alice non è un bene scarso perché replicabile infinitamente: Alice non ha ceduto la proprietà di quel file ma ha solo inviato un suo clone.
Prima di Bitcoin, dunque, il concetto di scarsità in ambito digitale non esisteva.
Anche quando, invece di contenuti multimediali, si voleva scambiare valore, si doveva necessariamente ricorrere a una terza parte affidabile che “tenesse i conti” e che, in modo artificiale, creasse una sorta di scarsità delle risorse (denaro digitale) a disposizione del singolo utente.
Bitcoin, con le sue regole e protocolli, ha introdotto un’altra via composta da:
· un sistema decentralizzato
· un bene digitale scarso
Due caratteristiche antitetiche a quelle del sistema precedente che è invece:
· centralizzato (controllato da terze parti “affidabili”)
· con beni materiali e digitali infiniti (non esiste un limite al denaro che può essere stampato dalle banche centrali, così come ai file che possono essere creati).
Bitcoin è proprietà di qualcuno (o di qualche azienda)?
B |
Bitcoin è un progetto open source; i suoi codici, che contengono le regole e le logiche del network, sono di pubblico dominio.
Possiamo analizzare il codice, partecipare attivamente alla sua modifica e alla correzione di eventuali bug, distribuirlo, copiarlo e modificarlo, realizzando addirittura una nostra versione del sistema, non compatibile con le regole del network Bitcoin.
Per fare un parallelo con un sistema molto noto al grande pubblico, Bitcoin è open source come lo sono il sistema operativo Linux e Android, in contrasto a sistemi chiusi quali ad esempio Microsoft Windows o Apple iOS.
Tecnicamente, dunque, Bitcoin non è proprietà di nessuno ma è di tutti.
Quella di essere un progetto open source è una delle caratteristiche fondamentali di Bitcoin: non hai bisogno di fidarti del sistema o di chi l’ha creato. Con un po’ di studio o affidandoti a un professionista, puoi analizzare il codice e assicurarti che faccia effettivamente quello per cui è stato costruito.
Il sistema è affidabile proprio perché non richiede fiducia. Si può definire un sistema trustless.
Comprendo che sia difficile immaginare che un sistema che ha guadagnato così tanta importanza e ha fatto sì che la sua unità monetaria assumesse così tanto valore economico, sia gratuito e di pubblico dominio, ma in effetti il concetto di software proprietario, nella storia dell’informatica, è venuto molto dopo quello di software libero.
Fin dall’inizio dello sviluppo dei computer e poi di Internet, la tecnologia è stata di libero accesso. Anzi, proprio questa libertà ha favorito la sua rapida diffusione!
Bitcoin non è da meno.
Tutti gli sviluppatori che lavorano direttamente su di esso lo fanno per spirito di collaborazione, proprio come coloro che, agli albori di Internet, hanno lavorato insieme per creare regole e protocolli condivisi.
Dove è dunque il guadagno?
Il sistema di per sé non permette di guadagnare, ma ciò non significa che su di esso non possano essere costruite delle applicazioni e che dunque i programmatori non ricevano il loro legittimo compenso. Chiunque, singolo individuo, azienda o persino Stato, può costruire su Bitcoin, e può farlo in modo volontario o a pagamento, così come chi costruisce sul Web può avere un suo tornaconto economico.
Pensate anche solo ai servizi a pagamento come Netflix, creati grazie a Internet, sistema open source e gratuito, oppure a servizi “gratuiti” – in realtà ne pagate l’utilizzo con i vostri dati – come Facebook, i cui sviluppatori vengono regolarmente pagati e in alcuni casi anche profumatamente.