Segnaliamo in questo articolo i migliori libri sugli armeni e sul genocidio perpetrato ai loro danni nel 1900, per tutti coloro che volessero saperne di più su questo popolo e sulla nerissima pagina della storia del XX secolo che li ha visti come vittime.
Cliccando sulle copertine si accede alle schede complete dei libri su Amazon, con tutti i dettagli e le recensioni dei lettori.
Gli armeni
Si ricordano gli armeni quasi solo per il terribile genocidio patito nel 1915 e per le polemiche di cui tuttora questo è oggetto. Ma quella armena è una storia molto più ricca e antica: la storia di un territorio ponte fra Oriente e Occidente e di un popolo millenario che ha conservato e tramandato una cultura fortemente identitaria. Ricco di informazioni, il libro ripercorre la storia armena dalle origini più antiche a oggi, presentando anche un quadro generale della religione, della lingua, della letteratura.
Il genocidio degli armeni
Prendendo le mosse dal declinare dell’impero ottomano, il libro mostra come già sul finire dell’800 il governo metta in opera un piano demografico-sociale per insediare in Anatolia i turchi espulsi dai territori perduti dall’impero. Nel corso della prima guerra mondiale il governo ultranazionalista dei Giovani Turchi compie la scelta di turchizzare totalmente l’Anatolia e decide di deportare e sterminare la minoranza armena che viveva lì da secoli. La nuova edizione va ancora più in profondità nella ricostruzione del processo che portò al genocidio, sul quale tuttora si combatte la battaglia della memoria, con la Turchia ferma su posizioni negazioniste.
La masseria delle allodole
Ispirato ai ricordi familiari dell’autrice, il racconto della tragedia di un popolo “mite e fantasticante”, gli armeni, e la struggente nostalgia per una terra e una felicità perdute. La masseria delle allodole è la casa, sulle colline dell’Anatolia, dove nel maggio 1915, all’inizio dello sterminio degli armeni da parte dei turchi, vengono trucidati i maschi della famiglia, adulti e bambini, e da dove comincia l’odissea delle donne, trascinate fino in Siria attraverso atroci marce forzate e campi di prigionia. In mezzo alla morte e alla disperazione, queste donne coraggiose, spinte da un inesauribile amore per la vita, riescono a tenere accesa la fiamma della speranza; e da Aleppo, tre bambine e un “maschietto-vestito-da-donna” salperanno per l’Italia…
Il martirio degli armeni
È stato il primo genocidio del Novecento. Più di un milione di armeni cristiani dell’Impero ottomano sono stati uccisi, in massacri e marce della morte, durante la Prima guerra mondiale, a partire dal 1915, esattamente cento anni fa. Ritorsione per la collaborazione con la Russia nemica o attuazione di un disegno nazionalista, per il quale la nuova Turchia doveva essere etnicamente e religiosamente omogenea, tutta turca e tutta musulmana? Sempre negato da parte turca, il genocidio degli armeni è stato dimenticato per decenni. Di recente, nuove indagini e ricerche hanno fatto luce su una vicenda tragicamente moderna e fornito risposte a domande importanti: chi diede l’ordine di uccidere? Come fu attuata una strage di così incredibili proporzioni? Agile e aggiornato, opera di uno dei primi storici italiani ad occuparsi della questione armena, questo volume si rivolge in particolare ai giovani e ai lettori che vogliono conoscere, comprendere, ricordare.
Survivors. Il genocidio degli armeni raccontato da chi allora era bambino
Le voci dei bambini sopravvissuti al genocidio armeno raccontano storie di una tragedia dimenticata, la prima di un secolo attraversato da una lunga scia di atrocità. “Il variopinto tessuto dei ricordi”, scrive Antonia Arsian nella sua prefazione, è quello di chi all’epoca era soltanto un bambino. I protagonisti della memoria ritrovata sono i fanciulli le cui straziate verità riaffiorano nelle faticose, dolenti confessioni dei vecchi che – più di sessant’anni dopo – finalmente raccontano la storia della loro sopravvivenza, usando le parole spezzate e la terribile solitudine della loro infanzia martoriata”. Orrori e violenze si mescolano a sapori, luoghi, culture e tradizioni radicate da secoli e che l’irrompere della tragedia ha cancellato improvvisamente. Il ricordo dei sopravvissuti, lucido e spietato, aiuta a ricostruire il volto di una civiltà, lontana e magica, perduta per sempre. Le storie dei bambini scampati conducono per mano il lettore in un mondo dove il confine tra giusti e malvagi riserva qualche sorpresa: “se non vi fossero stati dei turchi buoni non sarebbe sopravvissuto nessun armeno”. Tema oggi essenziale per “riconoscere il bene come si cerca di riconoscere il male, riportando alla luce i giusti, coloro che non guardarono altrove, coloro che salvando almeno una vita, un documento, un’informazione contribuirono a impedire la totale distruzione della civiltà di questo popolo oppresso e dimenticato”.
Metz Yeghérn. Breve storia del genocidio degli armeni
Metz Yeghérn, il “Grande Male”: così gli armeni ricordano il loro olocausto, con una parola che vuol dire, insieme, male fisico e anche morale, ciò che addolora, tortura, uccide. “Il genocidio degli armeni, il primo del secolo, è avvenuto ottant’anni fa in Turchia con lo scopo di ‘liberarla’ della presenza armena. Se si esclude la piccola comunità di Costantinopoli, l’obiettivo fu raggiunto. Il genocidio del 1915 è perciò anche la prima ‘pulizia etnica’ di un secolo che chiude il millennio con altre ‘pulizie’ orrende. Nessuna di queste – incluso l’olocausto del popolo ebraico voluto da Hitler – è dovuta a motivazioni religiose. Viceversa, la cultura che sostiene i massacratori è essenzialmente secolare: si elimina e si uccide in nome di poteri, dominii e superiorità tutte terrestri, avide di terra e di beni, bisognose di cancellare la vita e la storia delle vittime. Commemorare l’ottantesimo del genocidio degli armeni non è quindi solo far memoria del passato a ridosso di drammi attuali e vicini, ma anche chiedersi perché e come il nostro secolo sia segnato da questi tragici eventi. Così facendo sappiamo di operare non solo perché venga resa giustizia a un popolo, ma anche perché altri lo facciano, abbandonando il lato oscuro della modernità”.
La strage dei cristiani. Mardin, gli armeni e la fine di un mondo
“Alla fine del mese di ottobre 1915, lo sterminio dei cristiani di Mardin sembrava essere concluso. Tuttavia un centinaio di persone vivevano ancora: erano vecchi, donne anziane, infermi. Il turco Bedreddin fu preso da zelo: ‘Spazzateli via, e che non ne rimanga nemmeno uno’. Con questi cento sopravvissuti fece un convoglio che, deportato nel deserto, sparì per sempre”. Mardin è una delle tante città dell’impero ottomano dove, durante la prima guerra mondiale, si è consumata la strage degli armeni e dei cristiani. Una violenza che ha segnato in profondità quelle regioni e che non è cessata: sono passati cento anni e la persecuzione in Medio Oriente continua. Anche oggi, a pochi chilometri da Mardin, oltre la frontiera turca, in Siria e in Iraq, si combatte con una crudeltà senza misura. Di nuovo, come allora, si assiste a deportazioni, massacri, sgozzamenti, rapimenti, vendita di donne e di bambini. Molti si chiedono: da dove viene tanta ferocia? Dal profondo di una religione, l’islam, o da una storia di convivenza difficile? Oggi, come ieri, si consuma una pagina della ‘morte’ dei cristiani d’Oriente.
Il “grande gioco” del genocidio
Circa un milione di armeni furono uccisi nel 1915-1916 per volontà dello Stato ottomano. Per oltre un secolo, questo genocidio è stato ignorato o non riconosciuto per ciò che era stato. In questo libro, Donald Bloxham illustra le ragioni per cui è avvenuto e, in seguito, trascurato e ne offre una nuova interpretazione, collocandolo saldamente nel contesto della storia internazionale. Il “grande gioco” del genocidio liquida le polemiche che per quasi un secolo hanno offuscato la comprensione del terribile destino subito dalla comunità armena nei primi anni del Novecento. Prende inoltre le distanze dal quadro tracciato da molte autorevoli ricostruzioni storiche le cui posizioni sono ancorate alla convinzione che esista una chiara concatenazione di causa ed effetto. Al contrario, il libro mostra l’esigenza di valutare le interazioni in atto nel periodo e le loro complesse conseguenze tra l’impero ottomano nei decenni del suo declino finale, le politiche opportuniste delle potenze imperiali europee e i piani di alcuni nazionalisti armeni dentro e fuori l’impero ottomano.
La melodia salvò il popolo. Il genocidio degli armeni nelle parole di un sopravvissuto
Nell’inverno del 1925, Dario Romagnoli, un giovane giornalista italiano, esule a Parigi a causa della dittatura fascista, decide di intervistare Komitas Vardapet, uno dei pochi sopravvissuti al Metz Yeghern, il grande genocidio degli armeni, per far conoscere al mondo, attraverso la sua storia, le vicende del suo popolo. L’impresa, però, si rivela ben più ardua di quanto il giovane e inesperto giornalista si aspetti. Dario dovrà affrontare la resistenza del suo capo redattore, più consono a piegarsi verso le richieste dei suoi finanziatori che mosso dal desiderio di far conoscere la verità a tutti e dare finalmente giustizia a un popolo martoriato. Ma, soprattutto, dovrà fare i conti con la follia dell’anziano prete armeno che, impazzito a seguito della deportazione, versa in condizioni disumane in uno dei più grandi ospedali psichiatrici della capitale francese. Una storia di martiri e deportazioni che troverà la sua conclusione solo parecchi anni dopo, in una Europa unita che non sa ancora bene come porsi nei confronti di quella che tutti chiamano “La questione armena”.
La marcia senza ritorno. Il genocidio armeno
La notte del 24 aprile 1915 ebbe inizio il ‘Grande Male’, il Metz Yeghem. Sono passati cento anni dal genocidio armeno. Cento lunghi anni di silenzi colpevoli, di verità non ancora condivise. L’anniversario rappresenta un’occasione per riflettere su una vicenda controversa: la storia oggi interpella i governi per il riconoscimento del genocidio di un milione e mezzo di armeni. La condanna di un crimine simile rappresenta un atto di giustizia verso le vittime, verso la coscienza umana, verso i superstiti.
Alcuni dati sugli armeni
Gli Armeni (in lingua armena: Հայեր, Hayer) sono un popolo storicamente stanziato nell’Anatolia orientale. Una larga concentrazione di Armeni si trova in Armenia, dove rappresentano il gruppo etnico di maggioranza, mentre molte altre comunità si trovano sparse per il globo, per un totale di circa 8 milioni di individui, di cui 1.130.491 in Russia. Gli Armeni hanno popolato l’Anatolia e il sud del Caucaso per oltre 3.500 anni.
Lascia un commento