Vi sono diversi, importanti libri sul campo di concentramento di Auschwitz che spiegano cosa accadde nei lager voluti dal nazismo per portare avanti la “soluzione finale” alla questione ebraica.
Auschwitz fu il più grande tra i campi di concentramento realizzati dal nazismo e, come è noto, mieté un enorme di numero di vittime, principalmente ma non solo di origine ebraica. Si tratta di volumi differenti tra loro ma accomunati dall’obiettivo di “non dimenticare”.
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I libri consigliati
Nel 1945 i militari sovietici che controllavano il campo di Katowice, in Polonia, chiesero a Primo Levi e a Leonardo De Benedetti, suo compagno di prigionia, di redigere una relazione sulle condizioni sanitarie del Lager. Il risultato fu il “Rapporto su Auschwitz”: uno dei primi resoconti sui campi di sterminio mai elaborati. La relazione, pubblicata nel 1946, inaugura la successiva opera di Primo Levi testimone, analista e scrittore. Nei decenni seguenti, Levi non smetterà mai di raccontare l’esperienza del Lager, in testi per la maggior parte mai raccolti in volume. Dalle precoci ricerche sul destino dei propri compagni alla deposizione per il processo Eichmann, “Così fu Auschwitz” è un mosaico di memorie e di riflessioni critiche dall’inestimabile valore storico e umano.
C'è un evento chiave nella storia di Auschwitz. Il 12 maggio del 1942, un convoglio da Sosnowiec scarica 1500 ebrei che, per la prima volta, non vengono né internati, né selezionati per le squadre di lavoro, né picchiati o freddati con un colpo di pistola. Vengono inviati direttamente alle camere a gas. Così si compie il destino di Auschwitz: non più un campo di concentramento né di lavoro coatto, ma una colossale macchina progettata per l'annientamento sistematico di esseri umani. Attraverso le testimonianze dei sopravvissuti e dei carnefici, "Il regno di Auschwitz" descrive questa tragica parabola, fino all'evacuazione del gennaio 1945.
La sera del 28 marzo 1944 i colpi alla porta di casa fanno riemergere negli adulti della famiglia Perlow antichi incubi. La pace trovata a Fiume, dopo un lungo peregrinare per l'Europa, finisce bruscamente: nonna, figli e nipoti vengono arrestati e, dopo una breve sosta nella Risiera di San Sabba a Trieste, deportati ad Auschwitz-Birkenau. Sopravvissute alle selezioni forse perché scambiate per gemelle o perché figlie di un padre cattolico, o semplicemente per un gioco del destino, le due sorelle Tatiana (6 anni) e Andra (4) vengono internate, insieme al cugino Sergio (7), in un Kinderblock, il blocco dei bambini destinati alle più atroci sperimentazioni mediche. In questo libro, le sorelle Bucci raccontano, per la prima volta con la loro voce, ciò che hanno vissuto.
“Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nello stesso posto… Non si esce mai, per davvero, dal Crematorio.” Sono parole di Shlomo Venezia, ebreo di Salonicco, di nazionalità italiana; è uno dei pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Auschwitz-Birkenau, una squadra speciale selezionata tra i deportati con l’incarico di far funzionare la spieiata macchina nazista. Gli uomini del Sonderkommando accompagnavano i prigionieri alle camere a gas, li aiutavano a svestirsi, tagliavano i capelli ai cadaveri, estraevano i denti d’oro, ma soprattutto si occupavano di trasportare nei forni i corpi delle vittime. Un lavoro organizzato metodicamente all’interno di un orrore che non conosce eccezioni.
Presentato da Primo Levi, il documento che per la prima volta ha illuminato dall’interno la mentalità e la psicologia dei nazisti, e la storia e il funzionamento delle officine della morte. Rudolf Hoss, ufficiale delle SS, fu per due anni il comandante del più grande campo di sterminio nazista, quello di Auschwitz, in cui vennero uccisi più di due milioni di ebrei. Processato da un tibunale polacco alla fine della guerra, venne condannato a morte. In carcere, in attesa dell’esecuzione, scrisse questa autobiografia. Si tratta di un documento impressionante che ci consente di cogliere dal vivo l’insanabile contraddizione tra l’enormità dei delitti e le giustificazioni addotte.
Auschwitz, 1944: sulla banchina affiancata alle porte dei forni crematori, affollata di migliaia di ebrei, un militare osserva due bambine vestite di un identico abitino rosso, strette alla madre. «Sono gemelle?» chiede. Avuta conferma le trascina via. Eva si salva così dalla camera a gas, destinata, con Miriam, a diventare una cavia nel laboratorio di Josef Mengele. Per sei mesi, insieme ad altre coppie di gemelli, subisce test e vede i suoi compagni morire a seguito di operazioni, ma è determinata a tornare a casa e riesce, insieme alla sorella, a sopravvivere fino all’arrivo degli Alleati. In seguito l’incontro con un ex nazista farà riemergere il dolore, e tuttavia mostrerà a Eva una nuova strada, il perdono.
Questa è la storia scioccante di come furono concepiti i forni crematori e le camere a gas che permisero l’eliminazione di oltre un milione di persone durante l’Olocausto. Alla fine dell’Ottocento, la Topf e figli era una piccola azienda con sede a Erfurt, in Germania, che produceva sistemi di riscaldamento e impianti per la lavorazione di birra. Negli anni Trenta del '900, tuttavia, la ditta divenne leader nella produzione di forni crematori e, con la seconda guerra mondiale, si specializzò nella produzione di forni “speciali”, destinati ai lager. Durante i terribili anni dell’Olocausto, la Topf e figli progettò e costruì i forni crematori per i campi di Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Belzec, Dachau, Mauthausen e Gusen...
Costruito nel 1940 adattando una caserma polacca, Auschwitz evolve in pochi anni da campo di concentramento e di lavoro a campo di sterminio, soprattutto di ebrei ma anche di zingari, prigionieri di guerra, omosessuali. Sulla base di testimonianze, memoriali, documenti d’archivio, Frediano Sessi ricostruisce la vita quotidiana nel lager sin dai primi giorni di funzionamento: l’organizzazione gerarchica, l’uso di criminali comuni come kapo, le selezioni, le punizioni, la fame. Nei racconti dei sopravvissuti, appaiono in tutta la loro spietata efficienza i meccanismi del lager e i metodi di eliminazione diretta. Nello stesso tempo, emergono le forme di resistenza all’interno del campo, il gergo dei deportati, il destino delle donne e degli adolescenti.
Quando fu liberata, Liliana Segre aveva 14 anni e pesava 32 kg. Come abbia potuto sopravvivere nell’inferno di Auschwitz non sa spiegarselo ancora oggi. Non è mai più ritornata ad Auschwitz. Dopo tanti anni di silenzio, Liliana ha deciso di testimoniare per una serie di ragioni private e universali insieme: il debito verso i suoi cari scomparsi ad Auschwitz; la fede nel valore della memoria, e nella necessità di tenerla viva. L’esperienza del periodo di deportazione, non ha condizionato la sua volontà di essere una donna di pace e di perdono. E racconta soprattutto per i giovani e per gli adulti che si occupano di giovani. Per tutti è importante conoscere ciò che successe allora e ricordare.
Il 25 marzo del 1942, un migliaio di donne ebree nubili lasciarono Poprad, in Slovacchia, per salire a bordo di un treno. Ignare di ciò che stava per accadere loro, piene di speranza indossarono i vestiti migliori, confidando nel futuro. Erano entusiaste all’idea di aiutare il proprio Paese lavorando in fabbrica, come era stato loro annunciato. Invece vennero condotte ad Auschwitz. La storia della prima ufficiale deportazione per il temibile campo di concentramento è poco conosciuta, eppure estremamente rilevante. Lo straordinario lavoro di ricerca di Heather Dune Macadam racconta questa ignobile pagina di una delle fasi più buie della storia dell’umanità, imponendosi così tra le letture imprescindibili sull’Olocausto.
Consigliamo inoltre ai lettori interessati di dare un’occhiata anche al nostro articolo ai più importanti volumi sulla shoah.
Il campo di Auschwitz è collocato vicino la cittadina di Oświęcim, in Polonia. Durante il periodo nazista comprendeva tre campi principali e 45 sottocampi. L’area di interesse del campo (Interessengebiet), con sempre nuove espropriazioni forzate e demolizioni delle proprietà degli abitanti residenti, arrivò a ricoprire, dal dicembre 1941, la superficie complessiva di circa 40 chilometri quadrati. All’interno di questa superficie avevano sede anche alcune aziende agricole e di allevamento volute personalmente da Hitler nelle quali i deportati venivano sfruttati come schiavi.