In questo articolo scopriremo quali sono i migliori libri su disforia e i migliori manuali sul Disturbo dell’Identità di Genere attualmente disponibili.
La disforia di genere è una condizione di grave disagio e sofferenza legata al sentire la propria identità di genere diversa dal sesso biologico. L’incongruità di genere non è una malattia. Quando però la discrepanza percepita tra il sesso biologico e l’identità di genere causa una compromissione grave del funzionamento psicologico della persona si va verso una diagnosi di disforia di genere e di Disturbo dell’Identità di Genere (DIG).
Le persone con il Disturbo dell’Identità di Genere (DIG) sono quelle che pur non essendo portatrici di anomalie fisiche vivono una condizione di intensa e persistente identificazione con il sesso opposto a quello biologico.
Esempio di persone che possono essere colpite dal DIG sono quelle appartenenti all’universo transgender. Le persone colpite da DIG cadono in una profonda depressione e alternano stati ansiosi a stati di irritabilità: si sentono vittime di un tragico incidente biologico che le ha crudelmente incarcerate in un corpo sentito e percepito come estraneo rispetto all’identità psicologicamente e istintivamente sentita come propria.
In questa nostra selezione dei migliori libri su disforia e i migliori manuali sul Disturbo dell’Identità di Genere troverete i testi per approfondire questo intricato argomento che tutt’oggi ha spaccato il mondo della psicopatologia in due filoni principali: quello che lega la disforia di genere a problematiche legate ai disturbi della personalità e quello che ne correla l’eziopatogenesi ad altri tipi di fattori.
Il legame tra disforia di genere e la psicopatologia associava fino a tempi recenti questa condizione a gravi disturbi di personalità, soprattutto quando si parlava di transessualità.
Gli psicoanalisti, ad esempio, associano la disforia di genere a personalità di tipo Borderline e alDisturbo Narcisistico della Personalità.
Bisogna però ben evidenziare che esiste un’altra e vasta letteratura che testimonia sostanzialmente l’assenza di problematiche psicopatologiche e psichiatriche in soggetti definiti come transessuali e disturbi mentali da moderati a gravi in quei soggetti che erano stati diagnosticati come ‘Disturbo dell’Identità di Genere dell’adolescenza e dell’età adulta, tipo non transessuale’.
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Sinceramente mi trovo molto contrariata all’idea che pubbliciziate un libro per bambini che parla di transgender. Vorrei sapere se davvero a sei anni un bambino o bambina si ponga problematiche così profonde ed esistenziali sul proprio sesso. Trovo una forzatura molto rischiosa la decisione di leggere un libro del genere al proprio figlio di sei anni. Purtroppo stiamo coinvolgendo i più piccoli sempre di più in una battaglia che riguarda i grandi. Infatti, riflessioni così profonde e radicali sulla propria identità sessuale e tutte le relative crisi che possono sorgere con essa, avvengono in una fase molto più avanzata a quella infantile. Perché dobbiamo inquinare il mondo dei bimbi in questo modo? Perché dobbiamo creargli dei problemi nella fase più profonda dello sviluppo? Perché dobbiamo creargli questi dubbi esistenziali già a sei anni? Verrano da se con il naturale percorso di sviluppo. Non è possibile che in qualche caso siano gli adulti a indurre queste crisi di identità nei figli perché desiderano che essi siano speciali e diversi da gli altri? Sarebbe tragico venire a scoprire un giorno che nella maggior parte dei casi molte delle crisi di identità sessuale siano state causate dal famigerato effetto Rosenthal e quindi dagli stessi genitori che, invece, di creare un ambiente protettivo che semplificasse l’infanzia del figlio l’hanno in realtà stressata al punto di plasmarne l’identità sessuale secondo le loro aspettative.
Mi scuso se con queste parola posso aver offeso qualcuno. Nutro profonda stima, rispetto e curiosità nei confronti della comunità LGBT. Le mie parole vogliono essere un semplice spunto di riflessione totalmente ristretto alla sola condizione infantile e quindi precedente all’adolescenza e quelle età in cui cominciano ad affiorare domande e dubbi nella mente del ragazzo/a più profonde ed esistenziali circa la propria identità sessuale.
Buongiorno ho letto con curiosità il suo commento. Per esperienza personale posso dirle che nasco donna e tutt’ora sono donna. Ma ci tengo a sottolineare una cosa… Da piccola (ora ho 32 anni) giocavo sempre coi maschi, ero sempre e solo coi maschi tanto che mi è stato dato l’appellativo di maschiaccio pur essendo biologicamente femmina. Odiavo i vestitini da bimba i giochi da bimba, giocavo a calcio, con gli action man e tutti quei gioco attribuiti al genere maschile, mi vestivo da maschio (tutt’ora a dir la verità la maggior parte delle volte).
Questo cosa può far pensare ai genitori un minimo aperti mentalmente??? Non sto criticando il suo commento, ma solo per farle capire che un genitore può rendersi conto che anche la figlia/o di 6/7 anni possa avere una disforia di genere biologico. Magari il figlio in se non nel dettaglio, io 25 anni ero ingenua e inconsapevole, ma oggi la società corre molto velocemente, e forse questa consapevolezza la raggiungi molto prima. Io sommando vari fattori forse ne sono consapevole ora, ma già all’epoca c’erano segnali che potevano far venire dubbi ai genitori. E questo non vuol dire forzare un qualcosa ma colmare dubbi domande e perplessità che un bimbo/a possa iniziare a porsi. Tutto dipende sempre dalle modalità in cui si fanno le cose, e dall’elasticità mentale dell’adulto in questione, su ogni aspetto vitale, non solo sulla disforia di genere… Un abbraccio