Sono oggetto di studi sempre più approfonditi sia la filosofia che la psicologia del linguaggio. Sono due campi affini che si intersecano spesso tra loro e in questa nostra selezione di libri di psicologia e filosofia del linguaggio ne andremo a scoprire il campo di indagine, i grandi protagonisti e le differenze che sussistono tra loro. In particolare, la filosofia del linguaggio studio il linguaggio umano e come le persone comunicazione tra loro attraverso la lingua, indagando sulle reciproche connessioni tra linguaggio, pensiero e realtà: qual è il legame tra segno e significato?
Uno dei più importanti linguisti contemporanei (tra le altre cose) è Noam Chomsky, che si è dedicato soprattutto allo studio delle strutture innate del linguaggio. Per Chomsky il neonato nasce con un bagaglio di grammatica di base universale nel cervello, che gli permette di comprendere i meccanismi della lingua madre. L’acquisizione del linguaggio ad oggi pare essere di esclusivo dominio umano. (Nonostante i suggestivi esperimenti sul tentativo di insegnare a parlare ai Primati, che comunque dovrebbero spingerci come specie ad avere un rispetto molto maggiore degli altri abitanti del nostro pianeta.)
A questa fenomenale domanda tentano di rispondere gli studi di psicolinguistica o psicologia del linguaggio, che può essere definita come quella branca della psicologia che cerca di capire quali siano i fattori psicologici e neurobiologici che rendono possibile l’acquisizione, la comprensione e in ultima analisi il saper parlare nell’uomo. La psicologia del linguaggio è un settore interdisciplinare che si avvale delle ultime ricerche in neuropsicologia, psicologia cognitiva, filosofia del linguaggio e altri campi affini. Le indagini si concentrano su quali siano i processi computazionali attivati dal cervello per comprendere e produrre il linguaggio: La psicolinguistica si differenzia dalla linguistica per il tentativo di creare teorie sull’architettura funzionale dei processi mentali del linguaggio,cercando di fornire delle mappe su come è rappresentato e processato a livello cognitivo e cercando anche di localizzarlo anatomicamente. La psicolinguistica studia anche i processi linguistici danneggiati, in soggetti con patologie di vario genere.
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Contenuti
Filosofia del linguaggio. Un’introduzione
Psicologia dello sviluppo del linguaggio
Elementi di psicolinguistica generale
Filosofia del linguaggio. Un’introduzione contemporanea
Filosofia del linguaggio
Il cervello fonologico
Verità e significato. Scritti di filosofia del linguaggio
Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell’Occidente
Perdersi nei giochi linguistici. Schizofrenia, filosofia del linguaggio e scienze cognitive
Atti linguistici. Saggi di filosofia del linguaggio
Una aspetto molto interessante è quello relativo all’acquisizione o meno del linguaggio da parte dei “feral children” o “bambini selvaggi” (dall’inglese feral, ovvero ferino, a sua volta derivato dal latino fera, ovvero bestia). I feral children sono quei bimbi che hanno vissuto in condizioni di isolamento sociale dai loro simili e che, quindi, non sono stati esposti al linguaggio umano.
Dai bimbi rovinosamente finiti a crescere da soli nelle foreste, basti pensare ai miti su Tarzan e Romolo e Remo, a quelli cresciuti da genitori gravemente disturbati come la piccola Genie, chiusa per ben tredici anni nello scantinato di casa dai genitori psicotici, che non le parlano mai e la picchiano se la bambina piange e si lamenta. Sono presenti in letteratura scientifica più casi relativi ai bambini selvaggi. (Il primo bambino selvaggio conosciuto è Victor, un giovane ululante trovato nelle boscaglie dell’Aveyron nel 1799, preso in cura dal medico Itard che ha cercato di insegnare al piccolo la lingua francese.)
I feral children hanno tutti dimostrato un ritardo e notevoli difficoltà nello sviluppo del linguaggio: il periodo critico per l’acquisizione del linguaggio spazia grosso modo dalla nascita alla pubertà. Se non si verifica in questo lasso di tempo non avviene più o comunque non in maniera completa.
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