Molti libri sui manicomi e gli ospedali psichiatrici gettano una luce profonda sulla realtà dei centri ospedalieri di cura dei disturbi mentali. Il passaggio dalle vecchie strutture di ospitalità e internamento ai moderni ospedali psichiatrici è avvenuto non a caso a seguito dello sviluppo della psichiatria; ciò che accadeva in passato e ciò che accade anche oggi in queste strutture è poco chiaro ai più, ed è qui che intervengono romanzi (che spesso calano il lettore nella prassi quotidiana degli istituti) e i grandi saggi che descrivono nel dettaglio la storia e le caratteristiche dei manicomi e degli odierni centri psichiatrici.
Riportiamo prima i saggi più importanti sull’argomento, quindi, in fondo, alcuni dei più noti romanzi sul tema. Cliccando sulle copertine si accede alle schede dei libri su Amazon con tutti i dettagli e le recensioni dei lettori.
Contenuti
Parole e immagini dal manicomio
Quale ruolo hanno giocato disegni e scritture nella vita degli internati in manicomio? Erano frutto della creatività e di un libero bisogno di espressione da parte dei pazienti o l’ennesimo dispositivo, approntato – con tanto di norme redazionali – dall’istituzione psichiatrica, per meglio circoscrivere e definire la malattia mentale? Attorno a questi interrogativi si sviluppano i saggi contenuti nel secondo volume dedicato allo studio dei materiali rinvenuti nell’archivio dell’ex manicomio San Lazzaro di Reggio Emilia. Oltre agli interventi che appartengono a diversi ambiti disciplinari (filosofico, letterario e storico), troviamo la trascrizione completa di cinque cartelle, scelte, tra le migliaia disponibili, per la ricchezza dei materiali contenuti. Rappresentano una preziosa fonte di informazioni per lo studioso e sono un elemento di attrattiva per il lettore sensibile agli aspetti letterari, che in questo volume troverà anche le pagine straordinarie delle “Memorie di un medico operato di cataratta”, scritte dallo psichiatra parigino de Clérambault e pubblicate qui per la prima volta in italiano.
Liberi tutti. Manicomi e psichiatri in Italia: una storia del 900
II 21 aprile 1980 chiude per volontà dei medici e della politica il manicomio di Trieste. Per la prima volta al mondo un ospedale psichiatrico viene dichiarato soppresso. Una nuova legge, la 180, approvata il 13 maggio del 1978, ha ormai aperto una nuova epoca per la cura delle malattie mentali. La reclusione manicomiale non esiste più. È l’esito culminante di un difficile cammino che, a partire dagli inizi del Novecento, ha attraversato non solo la comunità psichiatrica ma l’intera società italiana. Dialogando con le voci più varie che ne furono testimoni – medici, giornalisti, scrittori, politici, registi, ex degenti, cittadini – il libro ricostruisce e narra momenti e personaggi chiave di una straordinaria vicenda: i traumi da trincea della guerra ’15-18, l’invenzione italiana dell’elettroshock, la “follia” di Violet Gibson l’attentatrice di Mussolini, la scoperta degli psicofarmaci, la rivoluzione psichiatrica degli anni Sessanta, la strada verso la nuova legge. Un racconto che mostra come la questione psichiatrica abbia rappresentato un momento centrale della storia d’Italia nel cammino verso la democrazia.
Il volo del cuculo. 1978-2008: trent’anni senza manicomi
Maggio 1978: è tempo di aprire porte e portoni. Con la legge 180 i manicomi restituiscono la follia alla normalità, la vita fino ad allora segregata viene consegnata alla routine di tutti i giorni, di qualunque casa, di ogni strada del nostro paese. Dignità di cittadinanza, dignità di cura, salute mentale e non malattia. Che cosa è successo da allora? Dove sono andati i malati, i medici, gli operatori? Siamo riusciti davvero a cambiare il mondo del disagio psichico? Cronaca, riflessioni, storie personali, e le testimonianze dirette dei protagonisti raccolte in un dvd: trent’anni di storia di una legge, che sono anche trent’anni di storia di un paese e della sua cultura.
Marco Cavallo (con DVD)
Marco Cavallo è la storia della libertà riconquistata dagli internati che ancora oggi ci parla di futuro, apre alla possibilità, invita a una scelta di campo. Il “cavallo azzurro” ricompare esattamente com’era (“vera storia, racconto del teatro e poema in prosa scandito in stanze”) per la cura di Elisa Frisaldi, con i testi aggiunti di Franco Basaglia, Umberto Eco e Peppe Dell’Acqua.
Il Policlinico della delinquenza. Storia degli ospedali psichiatrici giudiziari italiani
Con la Legge 9 del 2012 e con la Legge 81 del 2014 è stata sancita la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari italiani che per centoquaranta anni hanno ospitato persone malate di mente autrici di reato. Oggi che, finalmente, il nostro Paese ha saputo rinunciare a un istituto le cui contraddizioni erano ormai insostenibili e che si accinge a sperimentare nuove forme di assistenza, può essere utile rivolgere lo sguardo al passato e ripercorrerne la storia. Il volume dà ampio spazio al dibattito che ha caratterizzato la nascita dei primi manicomi criminali italiani e cerca poi di delinearne l’evoluzione a seguito dei più importanti cambiamenti legislativi, dalla legge Giolitti, al Codice Rocco ai più recenti provvedimenti del 2012 e del 2014. Il testo è completato da ricerche d’archivio originali. Il testo cerca di affrontare alcune questioni particolarmente rilevanti: quale funzione sono stati chiamati a svolgere gli ospedali psichiatrici giudiziari? In che modo hanno assolto al loro compito? Come sono stati interessati, o solo lambiti, o piuttosto ignorati, dalle trasformazioni sociali, scientifiche e culturali del loro tempo? Quali sono stati gli ambiti del confronto, a volte serrato, fra psichiatria, politica e magistratura? Il volume si rivolge ai professionisti della psichiatria e delle materie giuridiche oltre che agli storici e a tutti coloro che, in questa fase di radicale cambiamento, desiderano approfondire la storia di questa istituzione.
I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento
Questo libro raccoglie gli esiti del progetto di ricerca “I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento. Atlante del patrimonio storico-architettonico ai fini della conoscenza e della valorizzazione”, finanziato dal MIUR nell’ambito del Programma PRIN 2008 e sviluppato congiuntamente da cinque unità operative. Duplice scopo del progetto di ricerca è stato quello di restituire un quadro complessivo dell’architettura manicomiale italiana, tuttora frammentario e carente, e di promuovere, tramite un’adeguata base conoscitiva, azioni di conservazione e valorizzazione. La prolungata “damnatio memoriae” ha infatti contribuito a rendere i manicomi meno indagati rispetto ad altre architetture funzionali, entrate di recente nella sfera di investigazione degli storici, e più vulnerabili tra le categorie di beni dismessi: attualmente, gli ex ospedali psichiatrici rappresentano un consistente patrimonio – anche in termini immobiliari – a scala non solo architettonica, ma urbana e territoriale, con dimensione e fisionomia di autentiche micro-città, minacciato sia nella sua integrità fisica, a causa del degrado e dell’abbandono o, all’opposto, di radicali trasformazioni non sempre compatibili con i valori originari, sia nella sua identità culturale, per la cancellazione delle tracce di un sistema di cura tradotto in organizzazione di spazi, involucri edilizi, connettivi, giardini.
Il manicomio dei bambini
“Avevo tre anni quando un’assistente sociale mi portò a Villa Azzurra che di quel colore non aveva proprio nulla. Ci finii perché quella buona donna di mia mamma mi aveva avuto da un uomo che della paternità se ne infischiò allegramente, non l’ho mai incontrato. Lei era giovane e sola”. Comincia così – con una storia terribilmente simile a molte altre – questo libro scritto per non dimenticare; per ricordare a chi è vissuto al tempo dei manicomi e per informare chi non c’era. Ma scritto anche per smontare l’illusione che oggi la fabbrica della follia sia altro da quanto era in passato: fenomeno di massa, fenomeno di poveri, manicomi (o realtà troppo simili) come discariche umane e sociali.
Asili della follia. Storie e pratiche di liberazione nei manicomi toscani
Gli Asili della follia indicano lo spazio e il tempo entro cui si è svolta ed esaurita in Italia la parabola storica del grande internamento manicomiale. I contributi qui raccolti ne seguono le tracce con riferimento alle esperienze toscane.Assi portanti di una ricerca pluridisciplinare sono gli studi condotti sulle fonti che queste istituzioni sanitarie hanno restituito e quelli, altrettanto rilevanti, sul processo della loro dismissione. Le vicende dei manicomi di Arezzo, Lucca, Volterra, Firenze, Pistoia disegnano la mappa di un universo che a lungo ha creduto di curare la follia recludendola. Dagli stessi luoghi e dall’abbattimento dei muri che li circondavano si crearono le condizioni di possibilità, grazie al movimento “basagliano”, per ripensare radicalmente la psichiatria e per ridare voce, dignità e soggettività alle persone che in quegli asili avevano invisibilmente vissuto. È anche di queste vite che questo libro racconta.
I matti del Duce. Manicomi e repressione politica nell’Italia fascista
Mania politica, schizofrenia, paranoia, isterismo, distimia, depressione. Sono queste le diagnosi che compaiono nei documenti di polizia o nelle cartelle cliniche intestate agli oppositori politici rinchiusi in manicomio negli anni del fascismo. Diagnosi più che sufficienti a motivare la segregazione per lunghi anni o per tutta la vita. Quali ragioni medico-scientifiche hanno giustificato il loro internamento psichiatrico? Quali, invece, le ragioni dettate dalla politica del regime contro il dissenso e l’anticonformismo sociale? Molto si è scritto rispetto all’esperienza degli antifascisti in carcere o al confino, ma la possibilità che il regime abbia utilizzato anche l’internamento psichiatrico come strumento di repressione politica resta ancora poco indagata. Attraverso carte di polizia e giudiziarie, testimonianze e relazioni mediche e psichiatriche contenute nelle cartelle cliniche, Matteo Petracci ricostruisce i diversi percorsi che hanno condotto gli antifascisti in manicomio. Alcuni furono ricoverati d’urgenza secondo le procedure previste dalla legge del 1904 sui manicomi e gli alienati; altri vennero internati ai fini dell’osservazione psichiatrica giudiziaria o come misura di sicurezza; altri ancora furono trasferiti in manicomio quando già si trovavano in carcere e al confino.
La follia nelle parole. Ultime voci dal manicomio criminale?
Il libro indaga documenti e testimonianze dei ricoverati raccolti in istituto. Si tratta di sei internati scelti in ragione della rappresentatività delle loro produzioni psicopatologiche deliranti e della consistenza delle loro espressioni linguistiche. Tuttavia, più che una analisi sistematica delle forme sintattiche e semantiche del linguaggio psicotico, delle lingue della schizofrenia, abbiamo preferito lasciare spazio alla lingua della paranoia e alle sue incredibili ‘ragioni’.
Qualcuno volò sul nido del cuculo
Miss Ratched governa con pugno di ferro e un soave sorriso il suo reparto, in un ospedale psichiatrico dell’Oregon. All’improvviso arriva McMurphy, un irlandese cocciuto, spavaldo, allegro e ribelle. Fra lui e la Grande Infermiera inizia subito un duello all’ultimo sangue. McMurphy risveglia gli altri pazienti ormai svuotati e avviliti dalle “terapie” e riesce a portare una ventata di umanità e calore. Da questo romanzo è stato tratto l’omonimo film di Milos Forman interpretato da Jack Nicholson, Will Sampson e Danny De Vito.
Non ti ho mai promesso un giardino di rose
“Non ti ho mai promesso un giardino di rose”, ricorda la dottoressa Fried alla giovanissima paziente durante la psicoterapia. Attraverso Deborah Blau, ricoverata a 16 anni al Chestnut Lodge con diagnosi di schizofrenia, Joanne Greenberg racconta il dramma della malattia e l’incontro con la cura. Tormentata dalle voci e convinta di non appartenere alla Terra, luogo di eterna delusione, Deborah si rifugia nel mondo di Yr dove è regina e vittima. Si sente superiore agli esseri umani che disprezza per la falsità e per la capacità di far soffrire. La fredda superbia della malattia mentale verrà intaccata, nel percorso di psicoterapia, dall’umanità rimasta in lei. Un percorso duro e doloroso, segnato da ricadute, ma l’unico in grado di permettere a Deborah di acquisire lentamente la consapevolezza di sé e del reale. Prefazione di Giovanni Del Misser.
Le libere donne di Magliano
A pochi chilometri da Lucca il colle di Santa Maria delle Grazie e in cima il manicomio. Il paese più vicino è Magliano. Così, «venire da Magliano» per la gente del luogo significa portare il segno della pazzia, di una vita attraversata dal vento sublime e dannato della sofferenza mentale. In un reparto psichiatrico femminile, negli anni precedenti l’età degli psicofarmaci e della riforma Basaglia, un medico vive con donne aggressive, tristi, erotiche, disperate, orrende, miti, malate o semplicemente fuggite dal mondo. Capolavoro di Mario Tobino, questo romanzo è il poema della profondissima e unica atmosfera che pervade le stanze della follia: «il manicomio è pieno di fiori, ma non si riesce a vederli».
La campana di vetro
Brillante studentessa di provincia vincitrice del soggiorno offerto da una rivista di moda, a New York Esther si sente «come un cavallo da corsa in un mondo senza piste». Intorno a lei, l’America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta: una vera e propria campana di vetro che nel proteggerla le toglie a poco a poco l’aria. L’alternativa sarà abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell’elettroshock. Fortemente autobiografico, La campana di vetro narra con agghiacciante semplicità le insipienze, le crudeltà incoscienti, gli assurdi tabù che spezzano un’adolescenza presa nell’ingranaggio stritolante della normalità che ignora la poesia. Include sei poesie da “Ariel”.
Cenni storici
Come è noto nei primi manicomi gli internati erano spesso trattati in maniera brutale con terapie che perlopiù erano volte alla moderazione del comportamento dei soggetti. Con il tempo in molti paesi vi sono state delle riforme che hanno migliorato tanto le tecniche quanto la modalità e la qualità dei trattamenti. In tempi recenti le strutture ospedaliere psichiatriche si sono orientate tendenzialmente verso l’obiettivo di permettere ai pazienzi, ove possibile, di avere un maggior controllo sulla propria vita all’interno della società tramite l’utilizzo di psicofarmaci.
Mi avete dato spunto per nuove letture. Grazie davvero