Per tutti coloro che vogliono comprendere a fondo la solitudine, ecco undici ottimi libri che studiano questo sentimento e aiutano a vivere meglio da soli. La bibliografia sull’argomento è naturalmente molto vasta; negli undici titoli selezionati abbiamo dei volumi che analizzano il fenomeno della solitudine nella società contemporanea, diversi testi dedicati alla comprensione di questo stato d’animo e alla valorizzazione di sé, il suo diffondersi e aggravarsi nell’era digitale e, in fondo, un volume adatto anche ai più piccoli.
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I libri consigliati
La solitudine non voluta, quella che fa soffrire, è in crescita e tocca un po’ tutti. Talvolta è evidente, altre volte è celata da una rete di relazioni solo apparenti. Così lo spazio interno si inquina e come per un esplosivo effetto serra, i problemi sembrano ingigantirsi e alla fine non si riesce a condividere i propri stati d’animo con nessuno. E il risultato è una profonda inspiegata sofferenza. Questo libro, passando in rassegna i diversi tipi di solitudine e ripercorrendo i contorni di casi reali, aiuta a ricostruire le cause della propria solitudine, con lo scopo di suggerire come fare a lasciar entrare e uscire la vita e le emozioni, sdrammatizzare e perdonarsi.
Questo libro parla di storie comuni che la solitudine attraversa silenziosa: adolescenti, uomini e donne, anziani. Si parla d’amore e di dolore, di violenza e di sogni, di presenze asfissianti e di assenze impreviste. Sono storie che ci riguardano. Viviamo uno strano paradosso: non ci possiamo più dire soli, eppure noi tutti, in qualche misura, sentiamo e temiamo di esserlo. Abbiamo a disposizione infiniti strumenti di comunicazione, eppure manchiamo dell’essenziale per dire e per sentire; non possiamo non accorgerci che la nostra affettività e la nostra sfera emotiva si sono inaridite. Ce lo dimostra quel tremendo autismo che troppo spesso separa i giovani dagli adulti.
La digitalizzazione della nostra vita quotidiana progredisce a ritmi vertiginosi e non sempre questo costituisce un vantaggio. Se per rispondere a qualunque domanda ormai attingiamo al nostro smartphone, indifferenti che le nostre tracce siano registrate, memorizzate e analizzate nelle banche dati per poi essere interpretate, vendute e usate indebitamente, vuol dire che non riusciamo più a fare a meno delle tecnologie digitali, che ne siamo dipendenti. Sono però note a tutti le patologie “cibernetiche” e le conseguenze sulla salute nostra e dei nostri figli dovute all’uso sempre più intensivo di computer, social e giochi elettronici. Non si tratta di ostilità nei confronti della tecnologia, ma di veri e propri effetti collaterali indesiderati come stress, perdita di empatia, depressione...
La solitudine del terzo millennio è una situazione di isolamento che è tanto più dannosa quanto meno evidente perché mascherata spesso da quella che ne è anche la causa: l'abbondanza di relazioni virtuali che soprattutto nei giovani sostituiscono in modo improprio le relazioni sociali, atrofizzando la capacità a istituirne di autentiche. Con conseguenze dannose per l'equilibrio psicofisico degli individui e con ricadute a lungo termine sulla società. Chi è solo si ammala più facilmente: la solitudine è abbinata a una percentuale più elevata di disturbi cardiaci, forme tumorali e depressione. Ma la solitudine è anche contagiosa e si diffonde come un'epidemia che non riguarda necessariamente chi è single o vive da solo.
Sentirsi soli, abbandonati, e soffrirne in modo lacerante: è questa la solitudine? È un problema di carattere o il risultato di una carenza affettiva? È un sintomo di depressione o il riflesso della mancanza di amicizie? Lo psicoterapeuta Gérard Macqueron prende le mosse da queste domande per accompagnarci attraverso i segreti e le sfaccettature di uno stato d’animo che sembra costituire oggi iI minimo comun denominatore della normalità, e non solo una condizione patologica. Questo libro ci insegna che la solitudine non è irrimediabile e può rappresentare un momento in cui finalmente ci poniamo di fronte alle questioni fondamentali dell’esistenza e del suo significato. Un saggio che ci aiuta a ribaltare la prospettiva.
Essere soli è diverso dallo stare da soli o dal sentirsi soli. Il dolore della solitudine è una ferita lacerante che può alterare il nostro equilibrio fisiologico. È un giogo che trasforma il bisogno insoddisfatto dell’altro in sensazioni, pensieri e comportamenti ostili. La solitudine non è una sensazione ineffabile, è qualcosa di ben radicato nella nostra biologia, che coinvolge il corpo dalla circolazione del sangue alla trasmissione degli impulsi nervosi. Le immagini del cervello ottenute con le nuove tecniche di neurovisualizzazione mostrano che le sensazioni di emarginazione sociale e il dolore fisico condividono lo stesso meccanismo fisiologico. Ma per comprendere perché la solitudine ci fa soffrire bisogna scoprire il passaggio evolutivo dal gene egoista all’essere sociale.
L’atteggiamento nei confronti della solitudine, oggi, è piuttosto contraddittorio. La si cerca, ma allo stesso tempo la si teme. Si sogna il ritiro in meditazione nella speranza di ritrovare se stessi, ma una volta immersi nel silenzio ci si sente afferrati dallo smarrimento. Mentre ci si preoccupa di favorire le relazioni interpersonali, non si registra uguale attenzione all’importanza del raggiungimento della capacità di stare soli con se stessi. In realtà, soltanto chi è in grado di sperimentare la solitudine senza angoscia non corre il rischio di annullarsi nell’altro o di rivolgersi all’altro in modo fagocitante. Il riconoscimento e l’accettazione di sé sta alla base della disponibilità ad accettare gli altri.
«Osservando il mondo, così rumoroso, inquieto, e così folle, mi viene voglia di silenzio, e di guardare ai monaci, che sono scappati dal mondo per capire il mondo» (Vittorino Andreoli). In tempi di ipertrofia dell'informazione e di spreco delle parole, «il silenzio parla, proprio perché non dice, e se in esso non si conosce tutta la verità, tuttavia si giunge alla certezza che la verità esiste». Solitudine e silenzio sono dunque necessari per un'igiene della psiche, per un'ecologia dello spirito, per nutrire una relazione feconda con sé stessi, ritrovando così, nei rapporti con gli altri, quell'armonia spesso compromessa da aggressività e violenza, abusi e nevrosi.
La collana «Piccola filosofia di viaggio» invita lo scrittore Michele Marziani a mostrarci i lati affascinanti della solitudine, una dimensione faticosa ma bellissima che aiuta a superare la paura del mondo, fa viaggiare il pensiero creativo, dona libertà e voglia di fare, a patto di essere sinceri con se stessi. Un libro breve e agile ma dal contenuto validissimo e memorabile.
Alle glorie della nuova era globale si contrappone la solitudine dell'uomo comune: la socialità è incerta, confusa, sfocata. Si scarica in esplosioni sporadiche e spettacolari per poi ripiegarsi esaurita su se stessa. Per porre un freno a questo processo occorre ritrovare lo spazio in cui pubblico e privato si connettono: l'antica agorà, in cui la libertà individuale può diventare impegno collettivo. Questo interessante volume di Zygmunt Bauman pubblicato nel 2014 è arrichitto da una postfazione a cura di Alessandro Dal Lago.
Chi si sente solo, soffre due volte: la prima per la solitudine in sé e la seconda per la delusione di veder fallire i propri tentativi di relazionarsi con gli altri. C’è la solitudine del bambino, quella dell’adolescente, quella dell’anziano, quella di chi vive o ha vissuto una separazione, quella dello straniero, quella di chi è vittima di stalking o di bullismo, quella del malato. Fermiamoci, e leggiamo una fiaba. Attraverso la fiaba, possiamo elaborare sofferenze psichiche che oggi sono forse più laceranti di un tempo. I piccoli e grandi lettori potranno identificarsi nei vari personaggi e, ritrovando le parti nascoste di sé, recuperare l’energia necessaria a proseguire il cammino.
Solitudine: una definizione
La solitudine è una condizione e un sentimento umano nei quali l’individuo si isola per scelta propria (se di indole solitaria), per vicende personali e accidentali di vita, o perché isolato o ostracizzato dagli altri esseri umani, generando un rapporto (non sempre) privilegiato con se stesso. Animale sociale per definizione, l’uomo anche in condizione di solitudine è coinvolto sempre in un intimo dialogo con gli altri. Quindi, più che alla socialità la solitudine si oppone alla socievolezza. Talvolta è il prodotto della timidezza e/o dell’apatia, talaltra di una scelta consapevole. In lingua inglese il concetto viene espresso con due differenti vocaboli, solitude e loneliness, che si riferiscono rispettivamente al piacere e al dolore provati in condizioni di esclusione.