Dopo la trasmissione della prima puntata della serie TV “Volevo fare la rockstar…” è nato subito un grande interesse per il blog di Valentina Santandrea e per il suo primo libro, il romanzo intitolato “Volevo fare la rockstar… e poi ho smesso”, pubblicato il primo ottobre 2019 da Rai Libri. Ecco tanti dettagli interessanti sul volume, a partire dalla copertina, dalla sinossi e dalla descrizione ufficiale.
Edito da Rai Libri nel 2019 • Pagine: 208 • Compra su Amazon
Olivia non ha ancora trent’anni ed è una rockstar mancata, una sbarcatrice di lunario provetta, la mamma di due gemelle preadolescenti e la tutrice di Eros, un fratello molesto che non riesce proprio a finire le superiori.
Quando la svampita madre di Olivia ed Eros decide di rientrare a far parte della loro vita, ciò che meno serve alla famiglia è proprio un’altra persona a carico e nuovi problemi. Per liberarsi della madre, Olivia si caccerà in vicende surreali e riesumerà le paturnie del passato, ma aprirà anche le porte a nuove consapevolezze, spazi di espressione personale e un nuovo, improbabilissimo, amore.
Infatti, quando i desideri chiusi a forza nel cassetto fanno più casino di un gruppo punk in tournée, neanche la quotidianità più bizzarra e impegnativa può farli dimenticare.
Tratto dal blog omonimo, diventato attesissima serie Tv, Volevo fare la rockstar sorvola la provincia italiana e restringe l’obiettivo su vita, morte e soprattutto miracoli di una donna (non proprio) come tante, porgendole finalmente il microfono. Quella di Olivia è una storia in cui tutti possono identificarsi, il racconto di come, nonostante i sogni di ognuno di noi possano infrangersi sugli scogli che il destino ci mette davanti, non si può far altro che rimboccarsi le maniche e riprendere in mano il timone della propria vita
Il volume è presentato come il romanzo della serie TV di Rai2 ed è lungo poco più di 200 pagine. Valentina Santandrea, autrice del romanzo, è la madre alla cui figura è ispirato il personaggio interpretato nella serie da Valentina Bellè, ed è la simpatica proprietaria del blog “Volevo fare la rockstar“.
Ecco un breve estratto dal primo capitolo:
«Ehiii. Ragazzaaaaaa».
«Niente, lascia stare, non ti sente, ha già girato l’angolo».
«Che facciamo, lo lasciamo qui?».
«Non so, sta per piovere».
«Eh, se piove e si bagna, le tocca comprare un telefono nuovo».
«Già smadonnava con quella bici tutta scassata».
«Senti, guardiamo tra le ultime chiamate, magari ha amici o parenti che possono rintracciarla».
«Non serve il pin, bene. Allora, ultime chiamate: cinquanta sono a Eros».
«E se Eros fosse lo pseudonimo dell’amante? Questa telefonata potrebbe incasinarle la vita, ti immagini?».
«Stai guardando le repliche di “Beautiful”?».
«Ho un’idea, cerca “Mamma”, non possiamo sbagliare».
«Io la cerco, ma se fa Forrester di cognome potrebbe essere la mamma, ma anche l’amante del marito e la cugina del cugino, eh?».
«Certo che chiamare mia madre!» avrebbe esclamato Olivia solo poche ore dopo pensando alla trovata delle due escursioniste che avevano rinvenuto il suo telefono sul ciglio della strada, a cinquecento metri da casa. L’ultima volta che Olivia aveva pensato di chiamare Nadja, due anni prima, a Natale, aveva desistito. Se una persona festeggia il Diwali indiano e le Hoolaulea hawaiane, se la potrebbe prendere per degli scontatissimi auguri di Natale? Emma e Viola, le sue figlie gemelle, sostenevano sì; Eros, suo fratello, sosteneva sticazzi; nel dubbio, Olivia non aveva chiamato.
«Olivia, tu!» esclamò una voce garrula dall’altra parte della cornetta, dopo un numero imprecisato di squilli come se avesse guardato il telefono suonare a lungo mentre cercava qualcosa da dire. Per la verità, in quel preciso momento, Nadja era intenta a depilare un cactus con un coltellino, prima di avvolgerlo con un doppio strato di cellophane.
«Ehm, no signora, non sono Olivia».
Seguì una breve pausa, come di chi stesse cercando di elaborare l’informazione.
«Ah».
«Ehm, sì, sono un’escursionista, ho trovato questo telefono sul ciglio della strada. Immagino appartenga a sua figlia. L’abbiamo vista da lontano, era in panne con la bici, l’ha girata a rovescio come se fosse caduta la catena, e, niente, era un po’ presa, parlava da sola, ha tirato fuori un attrezzo dalla borsa e le dev’essere caduto questo».
«Arcangelo Barachiele, ma s’è fatta male?».
«No, no, sembrava stare bene, però è salita velocemente sulla bici, è corsa via, e non siamo riuscite ad attirare la sua attenzione. Sa dirmi dove abita, che magari la raggiungiamo?».
«Dove vi trovate?».
«Siamo vicine a una fattoria… ehm… Pinin, Cani & Porci».
«Siete molto distanti. Ma pensate che coincidenza, sto proprio andando a trovarla! Possiamo incontrarci alla stazione dei treni di Caselonghe? Glielo consegnerò io».
Se quella mattina, a Olivia, fosse stato chiesto di prevedere quale sfiga si sarebbe abbattuta su di lei, avrebbe certamente snocciolato il rosario dei piccoli disastri quotidiani a cui aveva fatto il callo. Forse sarebbe finita a fantasticare di apocalissi ai confini della realtà, e proprio per questo assai probabili, ma mai, mai, avrebbe detto che quello, proprio quello, sarebbe stato il giorno del ritorno di Nadja nella sua vita. Se avesse potuto prevedere che la sequela di avvenimenti della giornata sarebbe culminata con la visione di quel volto noto, probabilmente non sarebbe uscita di casa sin dal mattino, per scaramanzia.
Del resto, la giornata era iniziata male, con quel sonoro mal di testa che seguiva ogni serata-divano con Daniela e Fulvio, dove si rideva, si piangeva e si beveva il tremendo cabernet tannico dell’azienda agricola Pinin, che stava sull’altro lato della strada. I racconti di Daniela le avevano fatto meritare l’appellativo di “ninfomane”, ma quella sera non aveva tenuto banco con l’avventura del momento mentre i suoi amici elaboravano animatamente il responso sul malcapitato. Quella sera, si era tornati a parlare di quando loro tre erano una band, i Takabrighe.
Fulvio, ex batterista, ora prete, aveva raccontato alle sue vecchie compagne di note di aver riarrangiato in versione rock i canti che propinava ai ragazzi dell’oratorio, e quando qualcuno lo aveva ripreso e schiaffato su YouTube, aveva avuto migliaia di like e visualizzazioni. Daniela e Olivia lo avevano naturalmente deriso abbondantemente, ma il prete aveva insistito con pazienza ecumenica, enumerando le potenzialità dell’Internet.
La serie TV di Matteo Oleotto ispirata alla vita di Valentina Santandrea ci accompagnerà ancora per molte settimane: la prima stagione è composta da 12 episodi da 55 minuti ciascuno.
Lascia un commento