
Edito da Anima Edizioni nel 2022 • Pagine: 194 • Compra su Amazon
La Psicologia dei Tarocchi è, con tutta probabilità, un libro diverso da tutti quelli che avete letto fino ad ora.
Non elenca figure da memorizzare, né prevede il chiarimento di facoltà preveggenti, eppure, alla fine della lettura, saprete leggere le carte.
In questo libro gli arcani maggiori dei tarocchi si raccontano uno per uno, in parallelismo con le comprensioni della psicanalisi Junghiana.
È stato Jung stesso, il primo a soffermarsi sui mazzi di carte riconoscendo nei Tarocchi un mezzo di veicolo di immagini archetipiche.
Per Jung, infatti, l’inconscio è abitato non solo dai vissuti derivanti dalla storia personale, ma anche da immagini primordiali, sedimentate nell’esperienza collettiva di ognuno di noi nel corso dei secoli, ed è a questo mondo immenso che appartengono le figure dei Trionfi.
Nelle 22 figure degli Arcani Maggiori sono, cioè, nascosti 22 archetipi della psiche.
Nel libro la Psicologia dei Tarocchi questo parallelismo viene identificato puntualmente e viene descritta la narrazione che essi sanno fare ancora al nostro inconscio.
Scoprire nella Ruota della Fortuna l’archetipo del Caso, nella Papessa l’archetipo del sacro femminile, o nel Diavolo l’archetipo dell’Ombra, apre i Tarocchi a un nuovo utilizzo.
Non solo leggere i Tarocchi diventa più semplice e intuitivo di quanto possa sembrare, dato che i significati contenuti nelle immagini fanno già parte del nostro immaginario ma anche è possibile tradurre o recuperare le energie nascoste dentro di noi.
Il bellissimo mazzo di carte di tarocchi psicologici allegato e le schede di ogni carta fanno in modo che il lettore possa iniziare il viaggio immediatamente.
Attraverso il mazzo di carte, possiamo cioè iniziare viaggio di auto-conoscenza.

Questo libro è, con tutta probabilità, diverso da tutti quelli che avete letto fino ad ora sui tarocchi.
Non spiega significati divinatori, non elenca figure da memorizzare, non appoggia questa o quella corrente occulta, né prevede il chiarimento di facoltà preveggenti, eppure, alla fine della sua lettura, saprete “leggere le carte”.
Questo libro è un viaggio:
Jung: «Così è accaduto nei momenti cruciali della mia vita. Ho accettato di lasciarmi trasportare dalla corrente, senza sapere dove mi avrebbe portato. Tentavo di resistere, di oppormi alla forza che mi trascinava, ma ogni volta ero vinto non sapendo dove mi avrebbe condotto. Ho sperimentato quanto sia faticoso opporsi a questa corrente e quanto invece sia benefico affidarvisi senza regole, ho imparato, con gli anni, a lasciarmi portare».
Sandler: «Lei dice, dunque, che dovremmo credere che esista questa forza, e che sia dalla nostra parte, proprio in quei momenti in cui tutto sembra perduto».
Jung: «Non so se dobbiamo crederci. Io stesso non ci credo. Ne sono consapevole, è diverso. So che c’è una forza che sa dove condurci: essa ci porta esattamente là dove dobbiamo realizzare il nostro divenire. Conoscere se stessi è un imperativo noto, ma da molti dimenticato. Divenire se stessi non è solo un imperativo, è il telos1 della nostra esistenza! Se il significato della vita è che essa ci ha posto un problema, questo problema è il nostro divenire».
I tarocchi ci immergono in questo divenire, non tanto per la natura attribuita loro di strumento predittivo ma in quanto sistema immaginativo di un universo psichico che struttura noi stessi e va oltre noi stessi, ci interroga e ci risponde, ci proietta in dimensioni altre, ci richiama a punti di vista, raccoglie le energie intorno a noi e ce le restituisce, identiche e nuove, pronto a disvelarsi nel percorso dell’accadere.
La psicologia junghiana vede la psiche strutturata in tre aree:
‒ La Coscienza, di cui Pensiero e Sentimento rappresenterebbero le direttrici razionali, in quanto modi di porre ordine, di dare ragioni alla vita; mentre Intuizione e Sensazione popolerebbero la sfera irrazionale poiché non si propongono di ordinare la realtà ma la accolgono nella sua prospettiva immediata.
‒ L’Inconscio personale, denso dei materiali rigettati dalla coscienza, secondo processi di selezione o rimozione.
‒ L’Inconscio collettivo: «In un’area più esterna e sterminata s’estende l’inconscio collettivo, inteso come un’anima super individuale… nel senso che non ha nulla a che fare con la nostra personale esperienza» ma che sviluppa un’attività psichica totalmente autonoma.
Ed è precisamente questa l’area a cui appartengono i tarocchi.
Di origini non bene definite, nella storia via via attribuita a miti egizi, compendi alchemici o ancora alla Cabala, i tarocchi sembrano derivare da una lenta evoluzione dei Trionfi quattrocenteschi con la loro rappresentazione allegorica delle vicende umane in cui ciascuna figura superava l’altra per importanza e gloria.
Le rimembranze scolastiche di Petrarca per cui Amore, Pudicizia, Morte, Fama, Tempo ed Eternità si rincorrono ottenendo vittorie dialettiche l’una sull’altra, ne sono un esempio significativo. Non è un caso che gli arcani maggiori portino ancora oggi il nome di Trionfi, in onore e memoria di uno svago appartenuto più alla storia della educazione cortigiana che a quella della parapsicologia.
Per quanto possa sembrare una contraddizione, il senso divinatorio e occultistico del gioco si è diffuso in maniera preponderante solo in epoca moderna, in antinomia col pensiero razionalistico, quasi ad approfondire una cultura alternativa all’iper-materialismo reso via via prevalente dalle rivoluzioni culturali che hanno percorso gli ultimi secoli.
In nessuna età come a partire dagli anni Settanta sono fioriti mazzi di artisti ed esperimenti iconici che spaziano da interpretazioni della serie di Marsiglia a carte mistiche, angeliche, iniziatiche, in un proliferare che è impossibile catalogare se non come sforzo titanico. Paradossalmente, se gli esoteristi Otto-Novecenteschi avevano dato impulso a trattazioni complesse su evoluzione dell’uomo e lettura dell’universo, è solo dopo la rivoluzione culturale degli anni ’60 che il tarocco raggiunge il grande pubblico e viene relegato a uno strumento di interpretazione della sorte, tanto che Dummet, noto filosofo inglese studioso della loro storia, lamentava come questi non fossero più «basati su teorie sistematiche della magia, ma sul capriccio dei disegnatori».

Come è nata l’idea di questo libro?
La Psicologia dei tarocchi è un libro scritto per caso ma nato da sempre, la curiosità che mi ha mosso prima come studiosa che, come scrittore, è sempre stata quella di scoprire il telos dell’esistenza. Il mio Interesse per gli studi psicologici e metafisici è portato avanti fin dai tempi della prima giovinezza. Come Jung ho sempre avuto in un certo senso un approccio olistico, cercando sia tra le discipline teologiche o spirituali, sia su quelle psicologiche. Il fine è quello di capire come funzioniamo e capire per quale motivo le cose sono come sono. Ok, non è un fine da poco. E’ la domanda delle domande, ma realmente mi sono sempre approcciata alle materie umanistiche mossa da questa curiosità. Questa interdisciplinarità, lavorare sugli elementi del mito e della tradizione, come su quelli della psicologia o sociologia moderne, è forse inusuale rispetto alla specializzazione dei saggisti contemporanei, ma il traguardo nello scrivere i progetti è chiaro: sviluppare differenti punti di vista, interrogare sentieri noti, affinché il lettore possa ragionare su un altro modo di vedere le cose rispetto a quello che già pensava di conoscere. Infatti a me capita sempre così. È successo anche con i Tarocchi. A un certo punto, avevo forse 25 anni gli amici mi regalarono un mazzo. Incuriosita dalle figure ho cominciato a cercare risorse, prima Jodorowsky poi Widman… scoprendo che si trattava di un linguaggio che andava ben aldilà dell’utilizzo cartomantico. Usandoli come strumento di couseling personale per anni mi sono resa conte che esistevano molte fonti valide sulla correlazione tra Tarocchi e psiche ma che erano perlopiù per addetti ai lavori, dedicati a psicanalisti junghiani o a psicologi … quello che ho voluto fare con questo libro è stato rendere tali conoscenze alla portata di tutti. Con l’amica Artista Laura Calaon abbiamo poi lavorato nel tradurre un mazzo di carte semplici che richiamasse l’inconscio primigenio, in modo da fornire a chiunque ci leggesse uno strumento di gioco.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Come saggista intendo in futuro perseguire questo approccio interdisciplinare, ho in mente un altro progetto con un mazzo sugli archetipi femminili e maschili ma è ancora solo una idea.
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