Quando il Riffa aveva coinvolto l’amico Ernesto Livera detto il Dubbio in un’uscita a quattro con la Valeria e la Tina aveva prospettato una serata all’insegna del divertimento. Ma la delusione è dietro l’angolo e i programmi del Riffa sfumano miseramente. Eppure il Dubbio quella serata non la dimenticherà più.
È notturno l’incipit di Viva più che mai (Garzanti, 2017, pp. 548), il giallo di Andrea Vitali, medico nato a Bellano, sul lago di Como. E proprio a Bellano e dintorni, nei luoghi di Vitali, si svolge l’azione, ricca di suspense e colpi di scena.
Quella notte sfortunata il Dubbio sta attraversando il lago a bordo della Canterina, la barchetta di sua proprietà di cui si serve per trasportare di contrabbando le sigarette in Svizzera. Sì, il Dubbio è un contrabbandiere, peraltro assai goffo. Dunque egli sta remando di buona lena quando la Canterina urta qualcosa. Il giovane si arma di torcia e illumina l’ostacolo. Tra stupore e sgomento apprende che si tratta del cadavere di una donna.
“Un fascio grazie al quale il Dubbio riuscì infine a stabilire che non era né un tronco né la carogna di un animale. […] Quindi, i remi in acqua, si avvicinò a quella cosa, al cadavere che aveva incrociato sulla rotta della sua barca. Girato, a faccia in giù. Guardava il fondo del lago. “
Senza pensarci su lo trascina fino alla riva del lago e lo lascia lì, metà in acqua e metà sulla terraferma. E adesso come comportarsi? Di avvertire i carabinieri non se ne parla proprio, troppo rischioso vista la sua attività poco limpida. Meglio rivolgersi a una persona fidata. La cosa più saggia da fare è mettere al corrente il dottor Lonati, che conosce il Dubbio fin da piccolo, da quando cominciò a soffrire di allucinazioni. Per uno strano scherzo del destino il Dubbio si trova a rivivere il trauma che lo segnò profondamente quando, bambino, rinvenne il cadavere del padre riverso sulla riva del lago, nella stessa posizione di quello traghettato dalla Canterina.
E quando, il mattino successivo, il corpo della donna non si trova più, inghiottito dalle correnti del lago, qualcuno sospetta che si tratti di una delle solite allucinazioni del ragazzo e che non esista alcun cadavere. Eppure, se su tante cose Ernesto nutre quei dubbi che gli sono valsi il soprannome, di aver trasportato una donna morta fino a riva è più che sicuro.
Il lago è custode silente di numerosi segreti che verranno a galla portando alla luce verità insospettabili e inconfessabili. Verità che riguardano una nascita e una morte, avvenute anch’esse di notte, molti anni prima.
La prosa di Vitali è scorrevole e piana come la superficie lacustre; sembra quasi che ci racconti questa storia seduto al tavolo di un bar, come se fosse una chiacchierata tra amici in cui non manca qualche spetteguless. In effetti Vitali fa ampiamente ricorso a idiotismi che accentuano l’aria di familiarità. La materia è trattata con il suo inconfondibile stile che unisce un tema giallo, di per se stesso macabro, a toni ironici e briosi, a volte addirittura spassosi. È un giallo che possiamo definire a pieno titolo umoristico.
Vitali porta il lettore per le stradine di Bellano, gli presenta gli abitanti, gente semplice, ognuno dei quali ha un soprannome e tutti sono perfettamente caratterizzati con i loro pregi, difetti e manie. Compare del Dubbio è il Riffa, autore di goliardate nelle quali coinvolge il titubante amico. La Tina, ragazza con la testa sulle spalle è invece determinante nella risoluzione del giallo, vera detective in gonnella .
Il romanzo ha una struttura filmica: i capitoli sono brevi come fotogrammi e molto spesso le parole con cui uno si conclude vengono riprese nell’incipit del successivo. Circolare è l’architettura dell’opera – che è una ring composition – la quale si apre e si conclude con una panoramica notturna di Bellano.
“La luce della croce di Camaggiore. Più sotto quella del campanile di Noceno. Più sotto ancora quella del santuario […]”
In questa descrizione paesaggistica si avverte tutto l’amore di Vitali per la sua città. Una città così amata da ricorrere in molti suoi romanzi cosicché anche il lettore vi si sente ormai a casa.