Edito da Francesco Bandinu nel 2019 • Pagine: 194 • Compra su Amazon
Milano, anno 2059. Lorenzo viene risvegliato da un sonno durato quarant'anni, ma non ricorda nulla del suo passato, nemmeno il suo nome. Qualcosa è forse andato storto? Seguito personalmente da Angelica, una dottoressa della clinica in cui è ricoverato, inizia il lungo programma di recupero della memoria, grazie al quale scoprirà chi è stato e chi è ora. La solitudine della sua nuova vita lo porta a ricercare i vecchi amici e soprattuto la sua famiglia, anche se niente è più come prima. Tra colpi di scena, emozioni e momenti di sconforto, il protagonista si accorge che il mondo è cambiato, si è evoluto, ma il terribile passare del tempo non è riuscito a cancellare l'amore vero capace di resistere persino alla morte.
Francesco Bandinu
L’altro me stesso
1
Come tutte le mattine ormai da settimane, mi recai anche quel giorno per un motivo a me ancora sconosciuto, sulla solita panchina all’ingresso del parco Sempione di Milano, a pochi passi dall’Arco della Pace. Il vento sulla pelle, il profumo d’autunno, il rumore delle foglie secche e il passaggio di alcune persone riempivano ormai le mie giornate.
La scena era sempre la stessa: io seduto sulla solita panchina del parco, alla solita ora, guardando nella solita direzione, in attesa di cogliere un segnale, un qualsiasi segnale, anche il più piccolo, che potesse farmi ricordare il mio passato. Un passato lontano, ormai svanito, a me sconosciuto, ma che mi dicevano essere più vicino di quanto io potessi immaginare.
Mi dicevano che era andato tutto bene, non sapevo cosa, e che era solo una questione di tempo, ma quel tempo sembrava infinito, come se non arrivasse mai.
Di tanto in tanto distoglievo lo sguardo dalla solita direzione per guardare le mie mani. Le osservavo sempre nella solita sequenza. Iniziavo dalla mano destra, guardando attentamente prima il dorso, di cui notavo la pelle liscia, elastica e giovane, per poi passare al lato e al palmo della mano. Infine, fissavo sempre le lunghe dita dalle unghie rosee. Dopo aver osservato anche la mano sinistra traevo sempre la stessa conclusione: Queste mani e questo corpo non mi appartengono!
Tutto ciò era l’unica certezza che avevo e per essere positivo ripetevo a me stesso che quello almeno era un inizio.
Erano quasi le undici del mattino ed ero leggermente in ansia perché quel giorno era il turno di Angelica, la nuova dottoressa della YourLife, per accompagnarmi nella terapia di recupero del risveglio della mia memoria.
Bionda, con capelli lisci e lunghissimi, occhi azzurri come il cielo, alta circa un metro e settanta e con un viso dai lineamenti morbidi e meravigliosi, Angelica era una donna di un’eleganza che non aveva eguali. Ai nostri appuntamenti indossava sempre un tailleur, solitamente di colore grigio scuro o nero, alle volte gessato, che la rendeva una donna professionale oltre a rivestirla di un fascino difficile da trovare in giro. Il suo modo di vestire rifletteva esattamente il modo di svolgere il suo lavoro. I suoi modi, il suo atteggiamento e il suo esprimersi, erano leggiadri tanto quanto il suo aspetto esteriore, ma ciò che più mi aveva colpito di Angelica era il suo carattere: decisa, determinata, ma allo stesso tempo dolce, paziente e comprensiva.
Cosa si cela dietro quello sguardo dolce e accattivante?, continuavo a chiedermi ogni volta che la incontravo.
Sentivo però di non aver colto ancora la sua vera essenza perché la sua fermezza e la sua determinazione contrastavano spesso con i lineamenti delicati del suo viso. Quanto quella fermezza e determinazione facessero parte della sua natura o quanto nascondessero un atteggiamento meramente professionale era per me ancora un mistero da risolvere. Un mistero grande tanto quanto la sua età che non ero riuscito ancora a indovinare, anche se ipotizzavo fosse ancora giovane, al massimo trentacinque anni.
Angelica diceva di sapere tutto sul mio conto, di conoscere bene la storia della mia vita, ma non si esprimeva mai in maniera diretta e in nessun caso raccontava eventi specifici del mio passato. Ogni domanda che facevo sul mio conto veniva abilmente schivata e non ricevevo mai alcuna risposta. Questo mi rendeva piuttosto nervoso perché avrei voluto sentirmi raccontare chi ero veramente e perché ero lì, invece di sentirmi dire sempre le solite parole: «Sei te stesso!».
Forse aveva ragione nel dirmi che qualora mi avesse raccontato tutto non avrei ricordato comunque nulla, però almeno avrei dato un senso a quel “Sei te stesso”. Avrei voluto darmi un nome, che fino a quel momento non avevo, o meglio non ricordavo quale fosse.
«Buongiorno!», sentii esclamare una voce a pochi passi da me che interruppe i miei soliti pensieri.
Alzai lo sguardo e vidi, come tutte le mattine, alla stessa ora, un uomo di mezza età che trascinava un carretto a due ruote, una specie di bottega mobile con caramelle, lecca lecca, patatine e palloncini per bambini.
«Buongiorno!», risposi io con voce flebile. Nonostante incontrassi quell’uomo tutte le mattine non mi ero mai azzardato ad intraprendere una vera e propria conversazione per il timore di dover rispondere a domande delle quali non conoscevo la risposta, come ad esempio chi ero e da dove venivo.
«Anche oggi pensieroso?», ribatté l’uomo cercando di attaccare bottone.
«Certo, come ogni giorno», risposi abbassando lo sguardo per evitare il contatto visivo con la speranza che anche quella volta funzionasse per chiudere velocemente la conversazione.
Sollevando la mano e continuando a trascinare il suo carretto, l’uomo si congedò anche quella mattina senza aggiungere altre parole.
«Il mio compito è quello di stimolare i tuoi ricordi accompagnandoti in un percorso sensoriale fatto di luoghi, emozioni, immagini, suoni e colori», mi ripeteva Angelica ogni giorno. «Ciò che stiamo facendo è la procedura esatta da seguire, il protocollo ufficiale della YourLife, affinché tutto possa tornare come prima ed avere finalmente un senso».
«Ma prima di cosa?», continuavo a chiederle. Non conoscevo un prima, o almeno non ne avevo memoria. Per me la vita era come se fosse iniziata solo da qualche settimana, lì in quella panchina del parco dove trascorrevo gran pare delle mie giornate.
Tutta quella situazione di mistero e di dubbio mi faceva una gran rabbia e spesso mi scontravo con Angelica, come in quell’occasione.
«La tua inquietudine è positiva perché ti permetterà di ricordare prima».
«Positivo un corno! Non ricordo nemmeno il mio nome!», ribattei impotente.
A quella esclamazione, la dottoressa accennava sempre un sorriso e voltava repentinamente il volto dalla parte opposta, quasi a nascondersi per evitare che dal suo sguardo potesse trapelare una qualunque verità.
Sembrava quasi non considerare il mio sgomento, a volte mi sembrava che ne fosse addirittura soddisfatta e quel suo atteggiamento contribuiva a incrementare la mia agitazione. Avevo come l’impressione che la mia collera facesse parte di un gioco masochistico che la rendeva in qualche maniera felice, e tutto ciò non faceva che aumentare la mia insofferenza verso quello che lei chiamava MRP, l’acronimo di Mind Recovery Program.
Continuammo a passeggiare nel parco a passo lento.
Non sapevo il motivo, ma due cose continuavano ad attrarre la mia attenzione: il forte riflesso bianco della luce che
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea è nata dopo essere stato al “Real bodies”, una mostra a Milano sui corpi umani. Alla fine del percorso una grande capsula d’acciaio utilizzata per criogenizzare i corpi umani mi colpì. Da lì nacque l’idea per questo libro.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La storia per me era molto chiara sin dall’inizio, ma renderla accattivante ed interessante dal punto di vista letterario non è stato molto facile, soprattutto perché ero abituati a scrivere manuali e non romanzi. Questo è il mio primo romanzo.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sicuramente Stephen King è l’autore che più mi attrae.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono originario di Chieti, una piccola cittadina in Abruzzo. Attualmente vivo a Milano da ormai 6 anni, ma in realtà viaggio molto e mi trovo a trascorrere alcuni periodi dell’anno fuori dall’Italia, anche per qualche mese. L’altro me stesso è stato scritto nel periodo in cui ho vissuto nella meravigliosa isola di Tenerife.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho scritto un secondo romanzo, mantenendo il genere fantasy. Questa volta parlo del mondo dei sogni e di quanto possano essere reali più di quanto si possa immaginare. Il libro è in fase di editing e spero di riuscire a pubblicarlo prestissimo.
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