
Edito da Gruppo Albatros nel 2019 • Pagine: 174 • Compra su Amazon
Antigone è la protagonista dell’omonima tragedia di Sofocle, rappresentata per la prima volta ad Atene nel 442 a.C., ma è anche una figura mitica e letteraria che ritorna in numerose rivisitazioni realizzate dall’antichità a oggi: da Euripide a Seneca, fino a Vittorio Alfieri, passando per la letteratura francese cinquecentesca, molti sono stati gli autori che si sono confrontati con il personaggio, rielaborato e rinnovato in rapporto al contesto territoriale e culturale.
Archetipo femminile di particolare spessore valoriale, Antigone fornisce un simbolo di lotta e ribellione, coraggio e determinazione, eroismo e grandezza d’animo; immagine di donna moderna ed emancipata, il suo mito sopravvive fino all’età contemporanea in quanto modello universalmente riconosciuto di virtù eccezionali, che fanno di lei un personaggio unico, ancora attuale. “Antigone illustrata” propone un ritratto - effettuato tramite fonti letterarie, ma anche e soprattutto iconografiche - dell’eroina sofoclea, soggetto caro in particolare alla pittura neoclassica italiana e francese, ai Pre-raffaelliti inglesi e, in generale, ad artisti europei attivi tra fine Settecento ed età contemporanea. E sono proprio le immagini a
guidare il lettore e a introdurlo nella storia di Antigone, fissando e sintetizzando il dramma attraverso cinque nuclei tematici: il rapporto col padre Edipo e la pietas filiale; Antigone, figura di eroina solitaria; lo scontro tra Eteocle e Polinice e il ruolo di mediatrice svolto dalla ragazza; la necessità di onorare Polinice a causa della sua mancata sepoltura; il legame e la rottura dei rapporti familiari. Dalla trattazione di questi argomenti emerge il ruolo esemplare di Antigone nelle vicende narrate ora quale sostegno o “bastone” per un Edipo ormai cieco e stanco ora in quanto arbitro nella lotta per il potere che oppone i due fratelli ora, ancora, come convinta sostenitrice della giustizia delle proprie azioni, condotte in nome dell’amore e del diritto naturale. Infine, l’attenzione rivolta al personaggio dagli artisti del Novecento e da quelli attivi in anni più recenti (tra gli altri, Savinio, Cambellotti e Baumgartner) testimonia la longevità e l’ampia diffusione spaziale di un soggetto, che si estende dall’Europa agli Stati Uniti. Il suo valore archetipico sopravvive in quanto portatore di significati profondi, ancestrali, che sono diventati parte dell’umanità e, perciò, mitici.

La serie di dipinti, disegni e sculture dedicati alla raffigurazione di Antigone non si esaurisce qui. Nel corso del Novecento e del XXI secolo saranno numerose le interpretazioni fornite dagli artisti provenienti dagli ambiti geografici più disparati e appartenenti alle correnti artistiche più diverse; esse testimoniano il perdurante successo di temi tragici, legati alla figura dell’eroina sofoclea, sviluppati però secondo un nuovo gusto e una nuova sensibilità.
Antigone diventa un «simbolo eterno» nell’opera di Mark Rothko (1903-1970), artista di origine lettone emigrato negli Stati Uniti, il quale vi fa ricorso «per esprimere concetti psicologici fondamentali», in grado di sintetizzare le «paure» e gli «stimoli primordiali dell’uomo». A partire dagli anni Quaranta, infatti, il mito diventa per Rothko «subject matter», ma esso subisce un processo di disgregazione arcaicizzante, che non consente più di definire e riconoscere i tratti dei personaggi originari. Che, quindi il soggetto sia Edipo o Ifigenia poco interessa perché le figure vengono spezzate e “mascherate”, irrigidite entro posizioni innaturali e bloccate, e “trasfigurate” in una dimensione “altra”.
Il mito sopravvive in Rothko in quanto portatore di significati profondi, ancestrali, diventati parte dell’umanità e di tutte le umanità. Ma esso, proprio in virtù della sua riconoscibilità universale e globale e, perciò, del suo carattere popular si presta anche a rivisitazioni in chiave pop, accattivanti e comunicative. Ciò accade poiché il personaggio Antigone, con il passare del tempo, ha acquisito – a seguito di un processo di codificazione letteraria e visiva – una sua traducibilità immediata, che l’ha trasformato in una vera e propria icona contemporanea.
Tale è, per esempio, l’Antigone (fig. 68 e 69) di Elisa Pasquini – pittrice e restauratrice lucchese, nata nel 1986 – un grande acrilico su tela (70 x 100 cm.), realizzato nel 2012 nell’ambito della mostra Le stanze di Ovidio, in cui la fanciulla/dea di Leighton si trasforma in una moderna wonder woman, risoluta ed emancipata, impegnata – spiega l’artista – in una sfida con la Divinità. Infatti, l’opera si ispira all’episodio del VI libro delle Metamorfosi di Ovidio (43 a.C.-17 d.C.) che ha come protagonista la figlia del re troiano Laomedonte, nonché sorella di Priamo, che osò competere in bellezza con Era, moglie di Zeus, e che perciò fu punita e trasformata in una cicogna bianca («ausam contendere quondam cum magni consorte Iovis, quam regia Iuno in volucrem vertit»); in seguito, una volta avvenuta la trasformazione, fu costretta ad applaudire se stessa stridendo col becco (vv. 93-97).

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea del libro viene dai miei studi universitari e dalla passione per l’arte, che ritengo un mezzo efficace per trasmettere messaggi e contenuti alternativo e/o complementare alla parola.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Il lavoro si basa su una ricerca approfondita delle fonti che si è protratta per quasi due anni, impegnandomi ma stimolandomi continuamente.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Verona, ma sono originaria di Messina e gli studi e il lavoro mi hanno portato anche a vivere a Padova e Roma.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Le mie ricerche sulle figure femminili del mito, iniziate con Antigone, sono continuate con il personaggio di Alcesti e, recentemente, con Medea. Credo che il mito possa ancora fornire stimoli e spunti di riflessione per il presente.
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