Edito da Calibano Editore nel 2018 • Pagine: 168 • Compra su Amazon
Il giovane Marco Nidal si trova coinvolto in un caso di sparizioni seriali di persone, tra le quali suo padre. Coadiuvato dall’Ispettore di polizia Perduto e da una stagista nella redazione di un giornale, Marco cercherà di far luce sulle inspiegabili sparizioni, mentre i muri della città si riempiono di manifesti di persone scomparse. In una narrazione grottesca e surreale, Claudio Vainieri accompagna il lettore in un’indagine avvincente i cui risvolti si fanno via via più inquietanti, fino alla sorprendente soluzione dell’enigma.
Sparire è un labirinto di sensazioni, concepibile solo se si decide di compiere un salto convinto nell’immaginario.
Come è nata l’idea di questo libro?
Torniamo indietro nel tempo. Era l’inizio dell’anno 2011. Le giornate scorrevano avvolte dal freddo e da una nebbia fitta e avvolgente. Quella nebbia mi lasciava la sensazione che qualcosa non fosse visibile, percepibile all’occhio umano. Scrissi un racconto, nel quale una persona scompariva. Ricordo il commento di più persone a quel racconto: “Non è finito, devi andare avanti”. Andai avanti.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Personalmente, la scrittura e la stesura del romanzo mi hanno messo di fronte alla “virtù della pazienza”. Nella nostra moderna società, la pazienza è spesso confusa con la pigrizia, l’apatia e un senso generale di rassegnazione. La pazienza invece è la capacità di controllare l’energia senza farsi travolgere. Aspettare il momento giusto, la maturazione delle cose. Qualcosa ho imparato, ma c’è ancora tanto lavoro che mi aspetta.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mi piace leggere, ma non mi considero un assiduo lettore. Alterno saggistica e narrativa. Ho il piacere di citare: “America” di Franz Kafka, “Vineland” di Thomas Pynchon e “Legami Familiari” di Clarice Lispector.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo nel presente e nel passato in provincia di Milano.
Dal punto di vista letterario quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho smesso di fare progetti, è meglio così!
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