Diginonno in FB di Pasquale Aversano è il quarto romanzo dell’autore (dopo “L’odissea sui binari”, “Illusion-01” e “La capra che campa anche sotto la panca”) pubblicato con Bibliotheka Edizioni. Uscito nel mese di novembre 2015, l’opera ironizza sul mondo dei social media e delle nuove tecnologie dal punto di vista di un arzillo nonnetto: eccone la trama, un estratto e il link alla scheda del libro su Amazon.
Diginonno in FB: trama del libro di Pasquale Aversano
Enzo è un uomo anziano ma che ha ancora molto da scoprire, imparare e vivere.
Essendo di natura terribilmente curiosa, decide di affrontare il mondo dei new media approfittando della presenza in casa di suo nipote Ciro.
Il divario generazionale metterà a dura prova i due protagonisti che si ritroveranno ben presto in un’avventura umoristica e imprevedibile.
Tra media nuovi e vecchi, riuscirà Enzo ad adeguarsi e uscirne soddisfatto?
Diginonno in FB: un estratto dal testo
«Ora ti apro Fb, basta che poi mi lasci giocare in pace!» mi esclamò Ciro, sbuffando e ticchettando nervosamente sulla tastiera.
«Parola di nonno!» ammiccai.
Mio nipote riuscì a far apparire Fb sullo schermo e dopo aver pre- muto qualche tasto, mi guardò dritto in faccia.
«Nonno, quale era la password?»
«La che?»
«La parola segreta.»
Percepivo uno strano senso di déjà-vu.
«Nipote carissimo, se è segreta come posso saperla?!»
«Al diavolo, nonno! Ieri te l’ho fatta scrivere.»
«Cosa?»
«La parola segreta!»
«Ma quel pensierino sui calamari!?»
«I calamari fritti!»
«Li vuoi per pranzo? Non so se Giunò li ha comprati… – i cala- mari erano saporiti, ma mia moglie non li digeriva quasi mai – GIUNOOOOOOOO!!! Hai comprato i calamari?!»
«Sai dove te ne devi andare tu e i calamari?!» la risposta di Giunona provenne direttamente dal corridoio e rendeva abbastanza chiaro quanto già sospettavo.
Giunona era una brava moglie, ma i calamari non li poteva proprio sopportare.
«Nonno, non vorrei intromettermi, ma i calamari facevano parte della password. Solo non mi ricordo il numero. – Ciro stava alter- nando lo sguardo tra me e la tastiera, poi schioccò le dita. – L’avevi scritta sulla scatola del latte!»
Mio nipote ogni tanto diceva qualcosa di intelligente.
Era vero, potevo quasi ricordare la scatola del latte che avevo usato il giorno prima per scrivere la frase sui calamari.
Solo che non avevo idea di che fine avesse fatto la scatola.
Ciro iniziò a vagare per la sala, avvicinandosi alla cucina per poi svanire lungo il corridoio.
Tornò dopo una manciata di minuti, sollevando le spalle.
«Niente. Nonno non ricordi dove l’avevi messa?»
«Eh no, l’unica cosa che ricordo sono i tuoi “bla bla bla”.» «Dunque, ieri dopo che ti sei addormentato, ho spento il pc e sono andato nella stanza a giocare… non ricordo però dov’era la scatola del latte.»
«E tu sei giovane! Pensa il tuo povero nonnino. Prova a chiedere a quella rimbambita di tua nonna!»
«Chi è rimbambita?» Giunona era appena comparsa dal corridoio, con in mano uno spolverino.
«Nonna, hai per caso visto una scatola del latte con sopra scritta una password?»
«Una che?» la risposta di Giunona non mi fece sentire solo!
Non ero l’unico a non capire quella nuova lingua dei giovani.
«Fa niente, nonna. Ieri hai trovato del latte qui in sala?»
«Ah sì, l’ho usato per fare la colazione.»
«E dov’è la scatola?»
«L’ho buttata, che cosa me ne facevo?»
«Ma no!» Ciro esclamò di colpo, battendo la mano sinistra sulla fronte.
Era chiaro che Giunona aveva fatto un guaio.
«Giunò sei sempre tu! Butti le cose importanti!» la rimproverai, evi- tando di scoppiare a ridere.
«Io la scatola del latte l’ho sempre buttata. Cos’è questa novità?» provò a giustificarsi mia moglie.
«L’avevo usata per scrivere la parola segreta» le spiegai, scuotendo il capo.
«Tra tutti i pezzi di carta che ci sono in questa casa, proprio sulla scatola del latte dovevi scrivere? Ma lo vedi che il cervello non l’hai mai avuto!?» mi urlò contro e si allontanò nella sala degli ospiti. «Fa nulla, non litigate! Possiamo procedere a tentativi» propose Ciro, ritornando a smanettare davanti al computer e iniziando a in- serire i numeri in modo crescente, iniziando da “un calamaro fritto”. Arrivati al numero tredici finalmente Fb ci fece entrare nel mio account!
Io e Ciro ci guardammo, annoiati.
Rispetto al giorno prima, su Fb non era cambiato granché, anzi. «E ora? – io presi la parola per primo, imbronciandomi e piegando il busto leggermente in avanti, verso lo schermo. – Di solito cosa fai tu, nipotì?»
«Dipende! Condivido, chatto, leggo.»
«Condividiamo!»
«Ok! Cosa vuoi condividere?»
Quella era una bella domanda e che richiedeva un’acuta, attenta e profonda riflessione.
Restai in silenzio per circa sei secondi, poi esclamai «Ciao!»
«Di nuovo?»
«Bisogna sempre salutare, sono educato.»
«Ma così avrai due post uguali…»
«Due che?»
«Scrivo!» Ciro impiegò mezzo secondo a scrivere “Ciao” e a inviarlo. Passò qualche altro minuto ricco di silenzio.
Entrambi stavamo guardando lo schermo dove erano presenti due singoli “Ciao” ad opera dello stesso autore, Enzo Ciao, che sarei io. Questo Fb, tutto sommato, non era molto emozionante, eppure mia figlia e lo stesso Ciro ci vivevano quotidianamente.
Sicuramente c’era un qualche particolare allettante che mio nipote non voleva condividere, ma nulla sfuggiva al mio intelletto. «Nipote, perché non entri con il nome tuo? Così fai vedere a nonno tuo cosa fai su Fb! Magari, guardando te imparo qualcosa.»
Ciro restò a fissarmi, accigliandosi e scrollando le spalle.
«Va bene!» accettò e con movimenti rapidi e precisi, uscì dal mio ac- count ed entrò con il suo.
La sua pagina, rispetto alla mia, era pienissima di cose!
«Dove hai trovato tutte queste cose da dire?»
«Girando per internet!»
«… è vicino?»
«Cosa?»
«Internet. Ci arrivo presto con il pullman?» «Nonno, internet è il web, la rete!»
«Per andare a pescare?»
«Lascia stare… comunque, di solito, se trovo qualcosa di bello lo condivido e magari lo commento. Così facendo, ottengo riscontri dai miei amici. Poi, ogni tanto, ci parliamo per messaggi o in chat! O ci inviamo dei file…»
«Dei che?»
«I file…»
«Dove si comprano? Servono per rendere Fb più interessante?» «Non si comprano, si trovano… si creano… si… nonno ma non sei stanco?»
«In effetti ho un mal di schiena… – mi massaggiai la schiena e nel raddrizzarmi, sentii un rumoroso “Crak” seguito da un leggero do- loruccio che mi percorse l’intera spina dorsale. – Vado un attimino a stendermi sul divano… tu continua a fare quello che fai e trova dei file per il nonno tuo, eh!» brontolai a Ciro, spostandomi sul divano. Avevo sempre amato quel divano.
Mi costò un sacco di soldi ma diamine, durava da venti anni!
O erano ventuno?
Non appena mi distesi sul divano, le palpebre calarono lentamente sugli occhi.
Si fece tutto buio e il dolore alla schiena divenne quasi un ricordo spiacevole.
Per concludere rimandiamo i lettori interessati alla scheda di Diginonno su FB di Pasquale Aversano presente sullo store Amazon.
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