
Edito da Michael Gianotti nel 2020 • Pagine: 131 • Compra su Amazon
La saga di Mistborn incontra Le mille e una notte in questo fantasy di ispirazione araba.
In un mondo diviso dalla sete di conquista del califfato Tahir, i djinn, antiche creature che in un'epoca remota dominavano il mondo grazie al potere del Fuoco Interiore, si nascondono nell'ombra, pronti a colpire ancora.
Shera è una amir, un essere ibrido in parte umano e in parte djinn, caratterizzato dall'innata capacità di utilizzare senza rischi il Fuoco Interiore. Assieme a Idris, suo maestro e padre adottivo, la ragazza usa le sue abilità per cacciare i djinn e raccogliere il loro Fuoco.
Yagho è un soldato di etnia najada che ha tentato di farsi un nome nell'esercito del Califfato. Tornato dalla guerra profondamente segnato, ha deciso di ritirarsi nella sua città natale, Ejeru, per mantenere la pace tra il suo popolo e i dominatori tahir; ma quella fragile pace viene minacciata da una serie di efferati omicidi perpetrati ai danni della comunità najada, delitti riconducibili a un djinn.
Quando Idris si reca a Ejeru per indagare su quegli omicidi, e invia una richiesta di aiuto a Shera, la giovane cacciatrice, sulle ali del roc Kare, raggiunge subito la città, ma dell'uomo non sembra esserci traccia. Shera trova invece due comunità prossime alla guerra civile, uno spietato assassino, e una città devasta dai terremoti.
Per ritrovare Idris, Shera si allea con Yagho, e tra misteriosi ricevimenti notturni, prigioni sotterranee, congiure, tradimenti, e omicidi, scoprirà che sotto la città di Ejeru si nascondono una ricchezza e un orrore che vanno oltre ogni immaginazione...

Questo non è Idris, pensò Shera, che i ghul se lo prendano… è solo un dannato ifrit!
La ragazza si voltò verso lo Sfregiato e lo prese per il collo, sollevandolo. Le ultime vestigia del suo autocontrollo scivolarono via e sentì le fiamme riempire i suoi occhi. Lo Sfregiato impallidì e iniziò a boccheggiare. Shera aprì la mano e lo lasciò cadere scompostamente a terra. Dopo diversi colpi di tosse l’uomo si riprese e si mise in ginocchio. Dietro di loro, l’ifrit tentò di gridare, ma dalla sua gola uscì solo un verso strozzato, poco più che un rantolo.
«Allora è vero… sei un amir…»
Una piccola parte della mente di Shera registrò quella frase e si chiese cosa significasse, ma la rabbia la coprì, il bisogno di ritrovare il suo padre adottivo troppo forte. «Dov’è Idris?»
Violenti colpi di tosse sconvolsero l’esile figura del nobile. «Mi dispiace. Mai sentito nominare.»
Shera digrignò i denti. «Non prendermi in giro. Idris Raiza, l’amir che è venuto qui prima di me.»
Lo Sfregiato riuscì, con fatica, a rialzarsi in piedi. «Nessun amir è venuto qui prima di te, lo giuro su…»
In un battito di ciglia Shera fu davanti a lui, il palmo della mano premuto contro il suo petto. L’uomo sbiancò ancora di più.
«Sai cos’è la Deflessione?»
Lui annuì.
«Bene, allora sai che da una distanza così ravvicinata posso spezzare la tua cassa toracica e ridurre i tuoi organi interni in poltiglia.»
L’uomo iniziò a scuotere convulsamente la testa. «No, no, ti prego, posso pagarti qualsiasi cifra, posso darti quello che vuoi…»
Per un momento quella rabbia, alimentata dal Fuoco Interiore che ardeva dentro di lei, minacciò di sopraffarla, ma la ragazza riuscì infine a controllarla, a imbrigliare quel potere come Idris le aveva insegnato a fare. Se riesco a uscire da qui con questo maledetto tahir, posso costringerlo a testimoniare davanti a tutta la città. Posso convincere Majed e gli altri capi della comunità najada a non usare la violenza, e a portare la loro causa davanti al bey della provincia, o magari direttamente davanti al Konsebey… non avranno altra scelta se non incolpare Goamar e Wahid…
La terra tremò.
Con indescrivibile violenza, il pavimento sotto di loro iniziò a sussultare e sia Shera che lo Sfregiato caddero a terra. Una pioggia di polvere e frammenti di pietra cadde loro addosso. Istintivamente, Shera si avvicinò all’uomo e lanciò una debole onda di Deflessione verso l’alto per deviare le pietre più grosse e proteggere entrambi.
Il terremoto durò per diversi minuti e la sua intensità calò gradualmente. Quando fu tutto di nuovo immobile, Shera si rialzò in piedi, osservando la volta rocciosa della stanza. A parte qualche pietra mancante, sembrava intatta. Si voltò nuovamente verso lo Sfregiato, quando qualcosa la colpì alla schiena.
Cadde a terra e gridò, mentre una lama si faceva strada nella sua carne e il Fuoco Interiore dentro di lei si spegneva come una torcia gettata in acqua. Il Rilascio scomparve un momento dopo e, senza quel potere a sostenerla, la ragazza cadde preda del dolore e perse il controllo. Gridò e istintivamente portò le mani alla schiena, cercando senza successo di estrarre la lama che l’aveva colpita.
Il sangue le riempì la bocca, caldo in contrasto col freddo metallo che aveva lacerato la sua carne. Riuscì a rialzare lo sguardo e vide l’arcanista con il manto blu mentre aiutava lo Sfregiato a rialzarsi.
«Bravo, ottima idea,» disse il nobile all’uomo incappucciato, «approfittare del terremoto per coprire il rumore del tuo attacco. Ce ne hai messo di tempo, eh?»
Il volto tatuato dell’uomo rimase impassibile. «Ho aspettato il più a lungo possibile, come avete ordinato.»
Lo Sfregiato gli poggiò una mano sulla spalla e sorrise. «A volte mi prendi troppo alla lettera, amico mio.»
Il nobile, zoppicando, si avvicinò a Shera e rise, poi le diede un calcio in faccia. Altro sangue si aggiunse a quello che già le riempiva la gola. «Quel pugnale con la lama in qaraq mi è costato una fortuna, ma sapevo che prima o poi sarebbe tornato utile.»
Si abbassò e guardò Shera negli occhi, come se intendesse godere del suo dolore. Stranamente, in preda alla spasmodica agonia che aveva invaso il suo corpo, la ragazza non riusciva a fare a meno di concentrarsi sulla lunga cicatrice che segnava il volto dell’uomo.
«Allora, amir, come ci si sente a soffrire come un normale essere umano? Cosa si prova quando il qaraq spegne il Fuoco Interiore che ti rende così speciale, eh?»
Shera strinse i denti e cercò di alzarsi in piedi, ma l’arcanista si frappose subito tra lei e il suo padrone e le sferrò un calcio al petto, spingendola all’indietro. La ragazza riuscì in qualche modo a girarsi, cadendo di faccia davanti alle sbarre che separavano la prigione dell’ifrit dal resto della stanza, ed evitando così di spingere il pugnale ancora più a fondo. Il brusco movimento, però, permise all’arma di dilaniare ancora di più la sua carne, e il dolore minacciò di farle perdere i sensi. Sentì i due uomini parlare tra loro, ma nella sua lotta contro l’incoscienza, non riuscì a cogliere il senso della loro conversazione.
Un attimo dopo, l’arcanista apparve davanti a lei e la sollevò, mentre lo Sfregiato, con in mano una lunga chiave di bronzo, apriva la porta della gabbia. L’uomo in blu la gettò all’interno della gabbia e il tahir richiuse la porta.
«E adesso, amir, lasceremo che sia questo ifrit a occuparsi di te. Chissà, magari si tratta di un tuo parente, eh?»
Shera si aggrappò alle sbarre, le mani rese scivolose dal sangue, e riuscì lentamente a rimettersi in piedi. Nella sua mente devastata dal dolore risuonarono quelle parole che lo Sfregiato aveva pronunciato poco prima. Allora è vero… sei un amir… un terribile sospetto si fece strada nella sua mente e da qualche parte trovò la forza di aprire la bocca e parlare. «Come… lo sapevi…»
«Cosa? Che tu sei un amir?» Un sorriso balenò sul suo volto rovinato. «L’agente del comandante Wahid è molto più vicino di quanto pensiate. Ci ha rivelato tutto della vostra patetica indagine, incluso il tuo vero nome, Shera… sapevamo già che saresti arrivata, ma ti abbiamo lasciato campo libero, siamo stati al gioco, per scoprire per chi effettivamente lavori. Wahid pensava che tu fossi stata assunta da questi pezzenti najada, mentre io credevo che lavorassi per la Teskyla, o per qualche altra organizzazione… evidentemente ci sbagliavamo entrambi.»
Si girò e si diresse verso l’ingresso, seguito dall’impassibile arcanista. «Se ti può consolare, non stavo mentendo, prima. Non ho davvero idea di chi sia questo Idris di cui parli. Addio, Shera. Porta i miei saluti al Creatore.»
Con fatica, la ragazza si voltò, e mentre il dolore e la perdita di sangue oscuravano la sua vista e annebbiavano i suoi sensi, vide l’ifrit avanzare verso di lei, le fiamme nei suoi occhi ravvivate dalla vicinanza della sua preda.
Le risa dello Sfregiato svanirono in lontananza. Il djinn aprì la bocca e gridò.
(Estratto del Capitolo 6, pagine 113-118)

Come è nata l’idea di questo libro?
Trovo la cultura araba estremamente affascinante, specialmente per quel che riguarda la sua mitologia. Per diversi anni mi sono lasciaro stuzzicare dall’idea di scrivere un libro che parlasse di jinn – oppure djinn, come dicono gli anglofoni – e alla fine dell’anno scorso ho deciso di farlo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La scrittura del libro, di per sé, non è stata molto complessa, la vera sfida è stata la progettazione. Per me, infatti, scrivere non significa mettersi davanti al computer e buttare giù quello che mi passa per la testa. Ho scoperto a mie spese che progettare il proprio libro in anticipo aiuta a velocizzare la scrittura e a ottenere risultati migliori, ed è quello che ho fatto anche con Il Fuoco Interiore. Ovviamente, il fatto che sia un romanzo breve, quindi di una lunghezza decisamente inferiore a quella di un romanzo classico, mi ha aiutato molto a snellire l’intero processo, permettendomi di completare il tutto in appena sei mesi.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento sono Brandon Sanderson, Anthony Ryan, e R.F. Kuang.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Novafeltria, un piccolo paese nell’entroterra di Rimini. Sono nato qui e non mi sono mai trasferito.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il Fuoco Interiore è solo il primo volume della serie Le Cronache di Shera; mi sono già messo all’opera sul secondo volume – titolo provvisorio La Nave della Follia – e ho iniziato la fase di progettazione del terzo e del quarto. Inoltre, Le Cronache di Shera fanno parte di un universo più ampio, nel quale ho intenzione di ambientare altre serie, sia di romanzi brevi che di romanzi classici, tutte leggibili separatamente, ma interconnesse tra loro. Sono anche a lavoro su altri romanzi brevi: uno classificabile come horror/steampunk, l’altro come fantascientifico.
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