Presentiamo oggi il volume di racconti di Anna Fabrello, Otto sottili fili di fumo, pubblicato dalla casa editrice Lettere Animate nel 2014 e acquistabile in formato digitale.
Otto sottili fili di fumo, la descrizione del libro
Un volume di racconti che come una matrioska racchiude storie nella storia. Cosa può esserci che unisce una donna ormai anziana, un ragazzo poco meno che adolescente e un vecchio quaderno le cui pagine bruciano in un camino? Otto sottili fili di fumo è una storia raccontata con uno stile morbido che accompagna il lettore, legandolo alla ricerca del piccolo mistero celato in quelle volute di fumo chiaro.
Otto sottili fili di fumo, un estratto dal testo di Anna Fabrello
Si trovava dall’altra parte del lago. La notte era troppo bella e fresca per restarsene chiusi in casa. Era scappato dal controllo dei suoi genitori che lo credevano a letto e aveva iniziato a girovagare senza meta, fino a che i piedi lo avevano condotto in quella lingua di terra che faceva il giro del lago. Vedeva sull’altra sponda le finestre delle abitazioni illuminate dalle luci casalinghe, occhi spalancati sulla notte. Quasi non si era accorto del sopraggiungere della prima stella e poi, dopo un po’, della prima falce di luna.
Sedeva sulla roccia, quella che con i suoi amici avevano chiamato il ’Trono’ e che aveva visto nascere mille storie di fantasia su cavalieri, draghi e scontri a fil di spada. Lui era diventato bravissimo a maneggiare quei pezzi di ramoscello limati e forgiati come armi. Quell’angolo di boschetto fino a qualche ora prima, era stato pieno delle loro grida e delle loro risate. Lotte e sceneggiate per dar vita alle loro storie. Quante cose avrebbero potuto raccontare quei cespugli di more, spettatori delle loro avventure senza fine. Ora tutto era più quieto. Si sentiva giusto il gracidare di qualche rana, il frusciare delle foglie, lo scorrere dell’acqua in piccoli turbinii tipici di alcuni punti del lago. Per il resto il silenzio della sera ovattava tutt’intorno.
Fu per caso che sollevando lo sguardo a cercare la comparsa delle stelle, si accorse che da uno dei comignoli di quelle case all’altro lato del lago, usciva un rigagnolo fumoso. Sembrava eruttare verso l’alto, spargersi intorno e poi ricompattarsi assumendo le forme che la sua fantasia poteva ricondurre a draghi, fiori o quello che gli veniva in mente. Non si era nemmeno accorto di essersi soffermato a guardarlo, fino a quando uno sbuffo birichino non emerse, quasi come se cercasse di scappare dalla costruzione di mattoni che lo imprigionava e gli imbrigliava il cammino dalla casa alle stelle. Sobbalzò sul ‘trono’ mentre osservava quel filo di fumo, perché gli era sembrato di vedere qualcosa di scuro muoversi all’interno della chiazza chiara. Aveva capito da tempo ormai, che faceva sempre bene a dar retta alle sue sensazioni.
Era sempre stato così. Aveva fatto fatica a integrarsi con gli altri ragazzi perché era e si sentiva diverso.
Fino a che era stato piccolo, nessuno aveva dato peso a quelle che poi erano state definite ‘stranezze’, ma crescendo il suo strano modo di fare era stato notato e lui era diventato oggetto di costante derisione.
A lui non importava molto, ma con il passare degli anni la mancanza di amici, lo aveva reso triste, incupendo maggiormente il suo carattere. Passava lungo tempo da solo, in silenzio, immerso in quello che la gente pensava fossero le sue fantasticherie e i suoi strambi pensieri. Appariva scontroso e musone e tutti erano ben contenti di stargli alla larga.
Solamente da qualche anno aveva capito come mimetizzare il suo essere e venire accettato dagli altri ragazzi. L’insegnante di matematica gli aveva dato una grossa mano quando aveva chiesto a lui e ai suoi compagni di svolgere quella strana e difficile ricerca. Lui ci si era buttato a capofitto e quando l’insegnante aveva riconosciuto le sue capacità, anche gli altri compagni avevano iniziato a osservarlo in modo diverso. Da quel momento era iniziata la sua risalita sociale. Adesso aveva la sua cerchia di amici e anche se la sua indole restava ‘particolare’, riusciva molto meglio a minimizzarne le conseguenze ed era stato accettato come ‘strambo’ ma simpatico.
Quando era solo, come in questo momento, poteva lasciar venir fuori quella parte di sé che solitamente cercava di nascondere o quantomeno controllare.
Lui aveva il dono di saper ascoltare, gli aveva detto la madre, che sosteneva d’intendersi di cose magiche e un po’ strane. Lui aveva sempre riso negando alle frasi di lei, ma sapeva che in parte aveva ragione. Lui poteva vedere, a volte, cose che altri non vedevano e sentire cose che agli atri sfuggivano.
Anche lì, seduto sulla roccia, poteva perdersi per ore ad ascoltare le storie che narrava il ciottolo che scivolava nel lago, oppure cogliere tra il rumore delle foglie i racconti che si scambiavano gli alberi. Nessuno credeva a quello che diceva, lo consideravano un tipo molto fantasioso e forse un po’ pazzo, ma lui sapeva che non era così. Coglieva nel cinguettio degli uccelli i dialoghi e le informazioni sul tempo che si scambiavano. Aveva previsto un temporale e fatto sì che gli amici trovassero riparo appena in tempo, dopo aver sentito due gabbiani che si parlavano. Ovviamente aveva detto che si era trattato solo di fortuna, in risposta alle domande che gli amici gli avevano fatto.
Ma lui vedeva e sentiva oltre.
Per questo, quando gli parve di vedere qualcosa di scuro muoversi tra il fumo che usciva da quella casa, la sua curiosità non gli diede tregua.
Si sollevò dalla roccia con un balzo e passandosi le mani tra la zazzera rossa perennemente fuori posto che gli ornava la testa, iniziò a seguire il fumo.
Voleva giungere nel punto in cui vedeva quei fili chiari piegarsi e sfiorare quasi terra, perché sentiva che lì avrebbe potuto trovare qualcosa d’interessante.
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