Edito da Silvia De Meis nel novembre 2018
Non esiste un fiocco di neve uguale all’altro, eppure quando scendono insieme, danzando nel cielo in perfetta armonia, tutto si copre di bianco e di magia...
Un’affascinante narrazione tra favola e realtà, un inno alla vita attraverso il racconto di otto ragazze che il destino, intrecciando le loro storie, farà incontrare. Le diverse disabilità non saranno più un ostacolo per loro, ma una particolarità da condividere e far risplendere come neve al sole. Un romanzo che darà al lettore la possibilità di guardare alla diversità come a un valore aggiunto.
Entriamo nell’atrio della scuola di danza, dove alle pareti, sono appese tante foto di bellissime danzatrici con le braccia sottili protese verso l’alto e con le scarpette da punta sdrucite e consumate, quasi a testimoniarne l’uso continuo. Io so bene che non potrò mai arrivare a fare queste cose, anche se provassi tutta la vita, come non potrò mai calzare scarpette con le punte. Mentre continuo ad ammirare le foto, arriva il nostro turno per chiedere informazioni sui corsi di danza. Ci avviciniamo, la signorina al di là del bancone sta guardando delle carte, quando alza la lo sguardo, il sorriso stampato in faccia le si spegne come per incanto. Fingendo una malcelata naturalezza, ci chiede per quale motivo siamo lì. Io e la mamma ci guardiamo e i nostri occhi parlano per noi, ancor prima di aver aperto bocca. Conoscendola,penso abbia fatto un enorme respiro per calmare la tempesta che le si sta scatenando dentro,e gentilmente risponde:
“Ecco vede signorina, io vorrei iscrivere mia figlia a danza, siamo nel posto giusto vero?”
“Certo che siete nel posto giusto! Andrò subito al sodo, inutile che vi faccia perdere tempo signora, non vorrei sembrarle inopportuna, ma non posso accettare una come sua figlia. Non ce la farebbe mai s seguire i normali corsi, vista la sua disabilità. Mi spiace.”
Vorrei gridarle che lei non conosce Sara, non conosce la sua forza e la sua tenacia, che non può parlare così…invece rispondo:
“Spiace più a me, grazie comunque.”
Subito dopo averci congedate, saluta con enfasi una ragazza uscita dagli spogliatoi: ha i capelli tirati con una coda di cavallo, indossa una stratificazione di calze e scaldamuscoli e un leggerissimo gonnellino trasparente sopra un body nero con una profonda scollatura sulla schiena.
Mi chiamo Sara, ma il mio secondo nome è Stella, perché i miei genitori si sono sentiti baciati da una stella, nonostante io sia nata affetta da una malattia genetica rara chiamata Sturge Weber…
…Ho rivolto lo sguardo in su, verso l’alto, e la neve ha cominciato copiosa a posarsi sul mio viso e a ricoprirmi l’angioma. Quando ho abbassato lo sguardo per terra mi sono accorta che, oltre alle nostre, c’erano tante altre piccole orme. All’inizio ho pensato che sicuramente era passato qualcuno prima di noi, ma poi ho notato che queste spuntavano quasi magicamente dove prima non c’era niente, se non candida neve…
Come è nata l’idea di questo libro?
Ho cominciato a far parte, da un anno, di un gruppo Diversamente in Danza, gruppo integrato che fa danza con persone normodotate e diversamente abili, e inclusione nel sociale. Da qui l’idea di scrivere la storia di alcune ragazze che ne fanno parte.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La difficoltà l’ho incontrata non solo alla fine, ma durante la scrittura di tutto libro, perché non volevo cadere nel pietismo, e nello stesso tempo non volevo nascondere la verità.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ho diversi autori di riferimento soprattutto stranieri: Ito Ogawa, Hesse, Sepulveda, Simenon, Marquez…
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Verona attualmente, ma ho vissuto per anni a Milano.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Pur non essendo giovane, ho molti progetti, tra questi quello più ambizioso, la riduzione di uno dei miei libri in sceneggiatura cinematografica.
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