Edito da Grazia Gironella nel 2020 • Pagine: 303 • Compra su Amazon
Quando ti scontri con il dramma di una sconosciuta, puoi voltarti e andare per la tua strada. Oppure puoi combattere fino all’ultimo.
Viola arranca in una vita che non la soddisfa, con amici che non sono più tali. Ha bisogno di ritrovare se stessa, dopo l’episodio destabilizzante avvenuto con Corinna, sua amica d’infanzia. Mac è un ragazzo introverso, in guerra con la famiglia, disposto a compiere scelte difficili per rispettare i valori in cui crede.
Il loro è più uno scontro che un incontro, finché non compare Jamila, una ragazza di origini marocchine fuggita di casa, che si nasconde in un capanno alla foce del fiume. Jamila ha dei buoni motivi per non voler tornare dalla sua famiglia. Esiste una soluzione al suo problema?
Viola e Marco, sempre più coinvolti in una situazione che va oltre le loro possibilità, per aiutarla corrono dei rischi imprevisti. Perché ad amare si impara, ma non c’è niente di più pericoloso dell’amore.
Viola
«Cosa aspettiamo ad attraversare?»
La nota aspra nella voce di Corinna mi urta i nervi. Inquadro la villetta a schiera al lato opposto della strada, dove abita il professor Orlando, a soli due isolati da casa mia. La facciata è un quadrato rosa sopra un giardinetto di aiuole geometriche, proprio da insegnante di matematica.
«Non capisco tutta questa fretta.»
«Ci togliamo il pensiero, no? Dai, andiamo.»
Da dieci minuti siamo qui, dietro la siepe, con la nostra busta esplosiva. Abbiamo parcheggiato lo scooter di Cori dietro un camion di traslochi, osservato la casa e atteso che non ci fossero passanti in vista. Orlando è in casa. Lo abbiamo visto arrivare a piedi, con la testa china sulle cartelline strette al petto. Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si sarebbe accorto di noi nemmeno se ci fossimo messe a ballare il tip-tap davanti a lui.
Qualcosa si agita in fondo al mio stomaco. Non posso parlarne senza incorrere nelle ire di Cori, ma quello che stiamo per fare mi disturba. Non riesco a odiare il prof Orlando soltanto per i voti che mi affibbia a scuola, del tutto meritati. Sarà pure un tipo riservato, magari non molto simpatico, e di sicuro insegna una materia orribile, ma mandarlo al rogo solo per una vacanza…
«Si può sapere cosa c’è che non va?» domanda Cori, studiando la mia espressione con aria truce.
«Forse basta una lettera.»
«Cosa? Pensi che io mi perda la soddisfazione di guardarlo in faccia mentre ammira queste foto, dopo il tempo che mi ha fatto passare sui libri l’estate scorsa?»
«Stavo solo riflettendo. Questo è un ricatto vero e proprio. Forse è più rischioso andare di persona. Se qualcuno ci vedesse uscire…»
«Resta un ricatto anche se usiamo una lettera, ma fa differenza per me! Tranquilla, lui non ci sputtanerà mai, perché sputtanerebbe se stesso. Fidati.»
Mi fido, o piuttosto non ho il coraggio di tirarmi indietro.
«Però non voglio farlo se tu non sei d’accordo.» Cori cambia tattica, sceglie il miele. «Anche se il piano lo abbiamo studiato insieme, basta che tu dica no ed è no. Lo sai che per me il tuo parere è importante.»
Quello sguardo dolce, vulnerabile… oh, sì, lo so che io e te siamo legate, Cori. Non ricordarmelo troppo spesso.
Attraversiamo la strada deserta. Suono senza esitare l’unico campanello. Ora voglio solo fare questa cosa e andarmene. Temo la voce del citofono, ma il clic del cancello è immediato. Percorro il vialetto seguita da Cori, con la busta incandescente nella mano destra, verso la porta socchiusa.
«Gandolfi… Sorrentino?» Orlando guarda me, poi Cori, poi di nuovo me. «Entrate.»
Ci apre la porta quel tanto che ci permette di passare una per volta, camminando di lato, poi con un sorriso imbarazzato ci fa segno di seguirlo. È davvero uno strano personaggio, basso, tarchiato, sempre strizzato nei suoi completi camicia-giacca-pantaloni di colori improbabili. Immagino che in casa vesta diversamente, ma stavolta ha avuto soltanto il tempo di allentarsi il cravattino a farfalla.
«Sono stupito» dice con voce incerta, mentre lo seguiamo lungo il corridoio. Un gatto bianconero sbuca da una porta e va a strusciarsi contro le sue caviglie. «Non ricevo spesso visite dagli studenti. Mai, veramente.»
«C’è sempre una prima volta» dice Cori, allegra.
Quando Orlando si ferma, sul momento ho l’impressione che ci abbia portate in una serra. In realtà è un soggiorno, solo un po’ particolare. C’è un divanetto nell’angolo, quasi un intruso tra le lunghe mensole che coprono completamente le pareti e reggono file su file di bonsai di ogni tipo, piccoli e grandi, orizzontali e verticali, fioriti e verdi… e gatti. Quanti gatti! Sono sparsi tra i vasi: due bonsai, un gatto, un bonsai, un altro gatto, due bonsai, due gatti. È un ambiente surreale, quasi una realtà parallela. La luce verdina che filtra dalle tende della portafinestra, insieme all’umidità e ai movimenti pigri dei felini, mi dà la sensazione di trovarmi dentro un acquario.
«Non ci sono libri» dico, stupita.
«L’umidità li rovina. Ho spostato lo studio in cantina.» In piedi in mezzo alla stanza, Orlando si erge in tutta la sua dignità, come se dovesse difendere animali e vegetali da un esercito nemico. Ci indica il divano. «Posso chiedervi cosa vi porta qui?»
Cori tossicchia, mi spinge con la spalla. Non vedendo reazione, mi strappa di mano la busta.
«Abbiamo un problema, professore» dice, decisa.
Orlando sospira.
«La mia materia, certo…»
«Noi tre abbiamo un problema.»
Il prof aggrotta la fronte in un’espressione interrogativa. Dalla mensola più vicina un gatto arancione gli balza morbido su una spalla, come se fosse la cosa più normale del mondo, senza che lui batta ciglio.
«Le spiego» prosegue Cori, nel tono che userebbe con un bambino ritardato. «Noi non arriviamo alla sufficienza nella sua materia, giusto?»
«In effetti dubito che possiate recuperare nel breve tempo…»
«…e del resto anche lei ha un problema.» Gli allunga la busta. «Apra questa e capirà.»
Orlando guarda me, Cori, la busta. Sembra che stia domandandosi se aprirla o no.
«Le serve aiuto?» dice Cori, premurosa.
Il professore apre la busta e sfila in blocco le foto. Guarda solo la prima.
«Non capisco» sussurra, il mento sul petto. È impallidito.
«Glielo spiega Viola. Vero?»
Cori mi incenerisce con un’occhiata. Certo, devo fare la mia parte, o potrei sembrare meno coinvolta. Fisso lo sguardo su un gatto soriano che si lecca la zampa, calmo, metodico. So cosa dire, mi sono preparata a casa.
«Queste foto darebbero da parlare a molte persone, professore. Può tenerle, se vuole, ne abbiamo altre copie.» Schiarisco la voce, che mi esce meccanica, da segreteria telefonica. «Il dirigente scolastico sarebbe certamente interessato, ma anche i genitori. I ragazzi, poi…»
Annaspo alla ricerca delle parole che avevo memorizzato. Non ricordo più il finale.
«…le renderebbero la vita un inferno» termina Cori per me.
Orlando ignora Cori e mi fissa come se fossi un’aliena appena atterrata sul suo divano. Ha cambiato postura, come se qualcuno gli avesse sfilato la spina dorsale. Quel “qualcuno” sono io, siamo noi.
«A noi non importa cosa fa nella sua vita privata, professore» prosegue Cori, magnanima. «Sono scelte personali. Può contare sulla nostra massima discrezione.»
«Se.»
«Esatto, se. Anche noi abbiamo una vita privata, vede, e durante l’estate vorremmo realizzare un piccolo progetto, purtroppo incompatibile con le insufficienze in matematica. Capisce, adesso?»
Orlando annuisce lentamente.
«Un ricatto. La promozione in cambio…»
Gli muore la voce a metà frase.
«Del nostro silenzio, e nessuno saprà mai niente di questo piccolo episodio.»
Cori indica le foto nella mano di Orlando con un sorriso maligno.
«Come posso esserne sicuro?» mormora lui.
«Deve fidarsi di noi» conclude Cori.
Nel silenzio ovattato della stanza persino i gatti si sono immobilizzati. Studio l’espressione di Orlando, delusa, arrabbiata. C’è chi si suicida in situazioni del genere, penso con un brivido. Lui però non sembra affatto disperato.
«Vi riesce facile giocare con la vita delle persone.»
Lo dice con freddezza. Altri, prima di noi, avranno fatto leva sulla sua omosessualità per tormentarlo. In ogni caso la sua non è una domanda, perciò non rispondo. Non lo fa nemmeno Cori, che aspetta, intoccata. Forse pensa già a quello che farà una volta uscita da qui.
«Andatevene.»
La parola arriva secca come una frustata. Io e Cori ci alziamo in piedi in simultanea.
«Sapete dov’è la porta.»
Orlando ci segue lungo il corridoio. Sento la sua indignazione gonfiarsi come un’onda, spingerci fuori.
«Allora possiamo stare tranquille?» tenta Cori.
Orlando ci fissa impassibile, mentre arretriamo verso la porta.
«Dovete fidarvi.»
Ci chiude la porta in faccia.
Attraversiamo di corsa la strada deserta, montiamo sullo scooter e sfrecciamo via dalla scena del delitto.
«Okay, è fatta» dice Cori appena girato l’angolo. Deve essere raggiante dietro la visiera del casco. Sono contenta di non vedere la sua espressione.
«Se invece decide di fare outing?»
«Macché outing. Stefano ha detto che sua madre è vecchia e malata. La farebbe schiattare con uno scandalo del genere.»
«Già, lei sarà una persona sensibile…»
«Cos’è, fai dell’ironia? Non dirmi che il tuo cuoricino da scout si ribella perché abbiamo dato a Orlando quello che si merita.»
«Se anche fosse?»
Perché qualche domanda bisogna pure farsela, ogni tanto.
Corinna inchioda e toglie il casco. Lo tolgo anch’io. Sul suo viso iniziano a comparire piccole macchie color rosso rabbia.
«Su questa cosa eri d’accordo anche tu» sibila, furiosa. «Ti piaceva l’idea, ma non volevi sporcarti le mani a metterla in pratica, vero? Ma il mondo funziona così, causa ed effetto, e se non stai dalla parte delle cause ti becchi gli effetti. Prima lui aveva il coltello dalla parte del manico, adesso ce lo abbiamo noi.»
Per qualche secondo ci fissiamo in silenzio, mentre le parole dette e quelle taciute si depositano a terra intorno a noi, come piume di un cuscino sventrato. Sono stanca, non ho più voglia di parlare, né di questo né di niente.
«Vado a casa a piedi, Cori. Magari mi passa il mal di testa.»
La sua espressione che di nuovo si raddolcisce mi dà un sussulto di fastidio. Cori e i suoi cambi di rotta.
«Ti va di venire da me stasera a vedere un filmetto? I ragazzi sono tutti alla partita. Ho invitato anche Donatella.»
Io, Cori e Donatella. Una piacevole serata tra amiche. Cosa c’è di meglio?
«Non posso, devo ripassare latino.»
È un brutto periodo. Mi capita troppo spesso che i miei pensieri vadano in una direzione e il mio cuore nell’altra. Cori mi fissa con la fronte aggrottata.
«Sei strana, ultimamente.» Avvicina il viso al mio, mi prende il mento tra le mani. «Non vuoi parlarne con me? Lo sai che non sopporto di vederti arrabbiata.»
«Non sono arrabbiata.»
«Triste, allora.»
«Non sono triste.»
Davvero, non lo sono. Nemmeno mentre le do le spalle e prendo la via di casa. Quando la sento sacramentare perché lo scooter non si rimette in moto, non mi volto e non torno indietro.
Come è nata l’idea di questo libro?
Gli spunti sono stati numerosi e si sono collegati in modo inestricabile, tanto che ho dovuto trattare tutti i temi che erano emersi, senza tralasciarne nessuno. Nella storia c’è un amore per la natura che a volte si scontra con l’indifferenza verso gli esseri umani, c’è il problema dell’integrazione delle famiglie straniere in un paese dalla mentalità diversa; c’è, soprattutto, l’evoluzione dei protagonisti verso una maturità e una consapevolezza nuove.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La vera difficoltà nel portare a termine Tutti gli amori imperfetti è stata quella di operare una revisione accurata e definitiva tre anni dopo la prima stesura. Il tempo cambia l’autore e i suoi gusti, perciò dopo una pausa così lunga mi sono trovata a lavorare duro per rendere ciò che avevo scritto coerente con la me stessa di oggi.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non ho autori di riferimento, perché i miei gusti evolvono in fretta e mi lasciano svincolata dai libri che ho amato e sono già diventati parte di me, ma certamente ci sono autori che sono stati fondamentali. Cito per tutti J. R. R. Tolkien con Il Signore degli Anelli.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo in Friuli Venezia-Giulia, ai piedi delle montagne, ma fino a dodici anni fa ho vissuto e lavorato a Bologna, mio luogo di nascita.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho in cantiere la biografia di una ragazza speciale che ho avuto il privilegio di conoscere e un nuovo romanzo, ma ci sono anche altre idee in valutazione. Gli spunti per scrivere non mancano mai!
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