Edito da Casta Editore nel 2020 • Pagine: 268 •
Che colore si può dare alla propria vita quando si ha tra le mani una tavolozza fatta esclusivamente di diverse tonalità di grigio?
Viola vive immersa in una realtà che non riesce ad accettare, perseguitata dai rimpianti dei sogni abbandonati in un cassetto nascosto. Ma proprio quando inizia a immedesimarsi nell’ultimo avanzo di cera di una candela, arriva un invito inaspettato da parte di un vecchio amico. Nonostante l’iniziale esitazione, la donna accetta la proposta e si ritrova, così, a trascorrere un weekend del tutto inusuale in compagnia di due ex compagni del liceo dal carattere completamente opposto: misterioso e taciturno il primo, ironico e solare l’altro.
Tra risate, rabbia e blocchi interiori da superare, i tre amici trascorrono alcuni giorni intensi e coinvolgenti, alla riscoperta dei sogni ormai perduti. Ogni momento passato insieme segna il passo per una nuova sfida che li porterà a comprendere che, a volte, bisogna tornare alle origini per ritrovare se stessi. Sarà proprio un punto lasciato in sospeso vent’anni prima a trasformare il presente in un nuovo inizio. E così, una tavolozza piena di colori accesi prenderà il posto della scialba tonalità di grigi e un magnifico intreccio artistico condurrà i ragazzi verso un emozionante finale.
Parcheggio e scendo senza neanche prendere la borsa: non riesco a contenere l’entusiasmo per essere qui, in questo posto, lontana dai pensieri e da tutto ciò che mi ha resa prigioniera per anni.
Nessuna copertina rossa, nessun discorso sugli ospedali migliori dove poter partorire e sulle scelte dell’asilo più comodo, nessun marmocchio urlante tra i piedi.
Solo io e i miei vecchi amici, pronti a parlare, ridere e scherzare, magari dietro ad un ottimo calice di vino. Sono sicura che chi avrà accettato di venire qui, l’avrà fatto libero da impegni fisici e mentali e chissà, forse non sono l’unica a voler scappare da qualcosa. Parleremo, oppure semplicemente cercheremo di non pensare a nulla, per azzerare ogni cosa, fermarci e respirare.
Si preannuncia un finesettimana spensierato e ricco di risate, ne sono sicura!
Mi guardo intorno estasiata: il posto è incantevole.
Un rustico su due piani, con le pareti in pietra, gerani all’ingresso e perfetta attenzione ai dettagli. Osservo alla mia destra una grossa ruota di pietra usata in passato nei frantoi, adibita a fontana; più avanti alcune mangiatoie usate come fioriere e ancora, antichi oggetti utilizzati nell’agricoltura, posti come ornamento. Di fronte a me, un vecchio aratro sorregge una fioriera di terracotta piena di ciclamini rossi.
Appoggiata ad un masso noto, poi, una grande ruota di carro. Uno dei raggi è leggermente scheggiato, ma la cura e la bellezza del contorno, rendono il difetto particolare, anziché imperfetto.
E poi ancora alberi, prato inglese appena tagliato, di cui si sente un forte odore, piccoli arbusti dalle bacche rosse e piante di ogni tipo.
«Benvenuti!»
Mi giro verso la porta del casale e vedo uscire Stefano.
Sembra che il tempo non sia passato per lui: ha la stessa espressione dei tempi del liceo, seria e un po’ assente. Sono sicura che se lo avessi incontrato casualmente per strada, l’avrei riconosciuto all’istante.
I capelli sono più lunghi e curati di un tempo: i boccoli che cadono leggermente sulla fronte sembrano essere scolpiti dalle mani del Canova e gli donano un’aria selvaggia e ribelle. Il naso, che un tempo spiccava con prepotenza sui suoi lineamenti esili, adesso è decisamente proporzionato al viso. Il corpo, infine, è più tonico e possente. Deve essere un assiduo frequentatore delle sale pesi. Forse ha voluto mettere massa muscolare per trovare più facilmente il suo spazio nel mondo e spero davvero che ci sia riuscito. La sua prestanza fisica gli dona una nuova sicurezza e maggior fascino.
«Stefano!»
Corro verso di lui, spinta da un fervore adolescenziale mai sopito e cerco di abbracciarlo, ma non appena stringo la presa, lo sento irrigidire tra le mie braccia.
È più rigido di un pezzo di marmo!
Mi discosto istintivamente, con espressione interdetta. Faccio un passo indietro senza che lui mi dica niente.
Come è nata l’idea di questo libro?
Subito dopo aver scritto il mio primo romanzo, sono stata letteralmente “assalita” da persone interessate alla scrittura. E’ stato un susseguirsi di richieste di consigli e suggerimenti. E così ho capito che c’è un desiderio incredibile di esprimersi da parte di molti. “Variazione” parla proprio di questo: della necessità di trovare un canale con noi stessi per far uscire quello che sta nascosto nelle profondità del nostro Io. La scrittura, la musica, l’arte in generale, sono i veicoli migliori per comprendersi, per comunicare con il mondo e per far uscire fuori la parte migliore che c’è in noi.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non ho avuto particolari difficoltà a terminare la storia. È un racconto semplice, lineare, il cosiddetto incontro del destino. Il finale è arrivato da solo, con naturalezza, come se la strada fosse già segnata. Non ho autori di riferimento.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Leggo tanto e colgo il meglio da tutti, anche da quelli che mi piacciono un po’ meno. C’è tanto da imparare, tanta strada da fare e non mi limito ad apprendere da qualcuno in particolare. Tutto fa scuola.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho vissuto in Calabria, a Milano, a Parma. Da circa vent’anni vivo a Roma. La mia vita ormai è lì e non mi vedo altrove.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In autunno darò una seconda vita al mio primo romanzo. Come? Lo dirò a tempo debito. Ne ho scritto un terzo, ma farò tutto con calma per non mettere troppa carne sul fuoco.
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