Per tutti coloro che vogliono capire cosa sono stati i massacri delle foibe ecco 10 libri che rendono conto degli spaventosi eccidi perpetrati nel nord est italiano dai partigiani jugoslavi durante la seconda guerra mondiale (e nel periodo immediatamente successivo).
Come è potuto accadere? Chi erano le persone coinvolte? Di seguito potete trovare una serie di ottimi volumi storici per approfondire l’argomento, nelle edizioni più aggiornate disponibili a gennaio 2020.
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I libri consigliati
La questione delle foibe (i crepacci carsici dove furono gettati dagli jugoslavi migliaia di italiani) è rimasta per molto tempo un tabù nella nostra storiografia: una vicenda terribile e “scabrosa” sulla quale era difficile scrivere. Gli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali sono stati fra i protagonisti del rinnovamento degli studi sul problema delle foibe avvenuto a partire dalla fine degli anni ottanta. Questo libro fornisce la documentazione necessaria al lettore per comprendere autonomamente i fatti e orientarsi nelle varie interpretazioni storiografiche. L’ultima parte, “I luoghi della memoria”, contiene una mappa dettagliata delle foibe e le indicazioni indispensabili per raggiungerle.
Sono italiani due volte i trecentomila che in un lungo esodo durato oltre vent’anni dopo la Seconda guerra mondiale lasciarono l’Istria, Fiume e Zara. Erano nati italiani e scelsero di rimanere tali quando il trattato di pace del 10 febbraio 1947 assegnò quelle regioni alla Jugoslavia comunista del maresciallo Tito. A rievocare una storia a lungo trascurata del nostro Novecento è un’inchiesta originale e serrata dove al racconto dei fatti Dino Messina accompagna le testimonianze inedite dei parenti delle vittime della violenza titina e di chi bambino lasciò la casa natale senza la speranza di potervi tornare.
Subito dopo la fine della guerra, tra il maggio e il giugno 1945, migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia furono arrestati dall’esercito jugoslavo: molti furono uccisi e gettati nelle «foibe», diventate una specie di grandi fosse comuni, molti furono deportati nei campi di raccolta in Slovenia e Croazia, dove morirono di stenti e malattie. Alla tragedia delle «foibe» concorsero spinte e fattori diversi, di natura ideologica (scontro tra fascismo e antifascismo), nazionale e sociale (lotta di classe). Il volume presenta nuove chiavi interpretative, collocando la vicenda all’interno della storia italiana del Novecento, e propone un’ampia raccolta di documenti, in gran parte inediti o solo parzialmente pubblicati.
Norma Cassetto venne gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943. Aveva ventitré anni ed era iscritta al quarto anno di lettere e filosofia, all’Università di Padova. I suoi assassini, partigiani di Tito, non hanno pietà della sua giovinezza e, prima di ucciderla, la violentano brutalmente. L’assassinio di Norma Cossetto e di tutti quegli uomini e quelle donne che furono infoibati o morirono a causa delle torture subite, annegati in mare per mano dei “titini” mostra verso quale orizzonte ci si dirige “quando si ritiene che la verità della vita è lotta, e che non tutti gli esseri umani sono provvisti della medesima dignità”.
Dopo la fine della guerra, tra il maggio e il giugno 1945, migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia vengono uccisi dall’esercito jugoslavo del maresciallo Tito, molti di loro sono gettati nelle “foibe”, che si trasformano in grandi fosse comuni, molti altri deportati nei campi della Slovenia e della Croazia, dove muoiono di stenti e di malattie. Le stragi si inquadrano in una strategia politica mirata a colpire tutti coloro che si oppongono all’annessione delle terre contese alla nuova Jugoslavia: cadono collaborazionisti e militi della repubblica di Salò, ma anche membri dei comitati di liberazione nazionale, partigiani combattenti, comunisti contrari alle cessioni territoriali e cittadini comuni.
Fare chiarezza sulla storia delle terre di confine ad est, cercando di rendere giustizia ai morti di entrambe le nazionalità che qui si incontrano; mettere fine a quella propaganda strumentale che alimenta continui motivi di tensione politica; offrire elementi di analisi che permettano alla Sinistra italiana ed agli sloveni di superare quei sensi di colpa come "infoibatori", accusa mossa dimenticando vent'anni di fascismo, snazionalizzazione forzata subita dai popoli non italiani e massacri feroci perpetrati, durante la guerra, contro le popolazioni dell'Istria e della Venezia Giulia. Questi sono gli obiettivi che l'autrice si è prefissa basando la propria ricerca su ampia documentazione tratta anche dagli archivi britannici e americani.
"Una terra, l'Istria, in bilico tra due mondi percorsa da eserciti, lacerata da contrapposizioni nazionali. Gli slavi si ribellano alla politica di assimilazione attuata dal governo fascista. Nasce la resistenza armata e, dopo l'8 settembre 1943, la stagione delle violenze. L'Istria è occupata dalle formazioni jugoslave e si consumano vendette politiche e personali. È la prima tragedia delle foibe. La controffensiva tedesca riconquista l'Istria, ed è un susseguirsi di attentati partigiani e repressioni. Tito spinge le sue armate fino a Trieste e Gorizia, poi gli Alleati lo costringono a ripiegare: ma i quaranta giorni di occupazione jugoslava sono scanditi da foibe e deportazioni..."
Pirano, Istria, prima e dopo la seconda guerra mondiale: un ragazzo cresce e diventa uomo; entra nel corpo dei pompieri e deve confrontarsi con l’occupazione nazifascista, la guerra di liberazione partigiana, la crudeltà dei nuovi padroni, l’esodo e gli orrori della follia umana. Che tocca con mano calandosi nelle foibe per recuperare i corpi delle vittime. Il testimone di Pirano è uno dei trecentomila italiani, fra istriani e giuliano dalmati che, abbandonate le terre italiane cedute alla Jugoslavia fra il 1947 e il 1954, arrivano a Trieste, dove cerca di rifarsi una vita.
Il libro ricostruisce non solo le vicende che provocarono lo spostamento di massa dopo la tragica stagione delle foibe e il passaggio di quei territori sotto il regime jugoslavo, ma anche il lungo viaggio che i profughi dovettero intraprendere verso la ricerca della normalità di una fissa dimora. Attraverso testimonianze e documenti inediti si delinea il difficile percorso degli esuli nell'Italia del secondo dopoguerra e all’interno dei centri raccolta sparsi in tutta la penisola. In particolare, il volume analizza il programma assistenziale che la provincia di Genova attivò dal 1945 fino al raggiungimento di una residenza stabile nella seconda metà degli anni Cinquanta.
Il testo di Girardo prende in considerazione due eventi storici riconducibili alla seconda guerra mondiale e all'immediato dopoguerra:-la sparizione nelle foibe di circa 5000 persone (soldati e civili, per lo più italiani) a opera del movimento partigiano jugoslavo, destinato a confluire nelle armate di Tito;-l'esodo verso l'Italia di circa 300mila persone (per lo più italiane) che abitavano l'Istria e la Dalmazia quando queste regioni, alla fine della guerra, furono assegnate alla Jugoslavia (trattato di Parigi, 10 febbraio 1947). Nelle pagine di questo libro, Girardo intervista tre persone direttamente o indirettamente coinvolte nelle vicende citate: Graziano Udovisi, Piero Tarticchio e Natasha Nemec.
Vittima dei massacri delle foibe non furono soltanto gli esponenti del partito fascista: persero la vita molti dipendenti pubblici, impiegati, insegnanti e sacerdoti. Spesso si parla dell’impossibilità di quantificare in maniera accurata il numero delle persone decedute durante gli eccidi; i documenti al riguardo sono scarsi e il governo jugoslavo non ha mai collaborato alle inchieste che avrebbero potuto determinare con maggior chiarezza il numero delle vittime.
La famiglia Scrivanich hanno dovuto scapare profughi da Curzola dopo la Prima Guerra e di nuovo da Zara nella Seconda. E la tragica storia della mia madre Guerrina Scrivanich di Borgo Erizzo e mio padre Conte Soarez Scrivanich e parenti originalmente dalle Bocche di Cattaro che hanno sofferto i terribili bombardamenti che hanno distrutto Zara. Io sono Antonia Scrivanich di Tasmania, Australia. Sono triste che la mia lingua (il venezian ) e cultura e andato perduto perche mie figlie australiane non sono per niente interesate. Mi trovo in vecchaia tutta sola, abbandonata alla fine del mondo fra gente con cui… Leggi il resto »
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